«La Rai ci dice: “Mandaci la parlamentare giovane e carina che ci alza l’ascolto”»

20/01/2016 di Redazione

Il Partito Democratico, a braccetto e in buona compagnia con la Rai, manda in Tv ed espone principalmente le parlamentari “giovani e carine” a discapito dei colleghi più preparati sulle materie e sui disegni di legge che sono in discussione in Parlamento. Sarebbero gli stessi uffici stampa della tv pubblica a chiedere, esplicitamente, che arrivino nelle varie trasmissioni degli esponenti più piacenti che preparati: lo sostiene Michele Anzaldi, deputato del Partito Democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai.

MICHELE ANZALDI: «GLI UFFICI STAMPA DELLA RAI CI CHIEDONO: MANDATE PARLAMENTARI CARINE»

Intervistato dal Messaggero, Anzaldi riprende un tema per la verità da lui già lanciato.

«L’ho detto davanti al presidente Fico e a tutti i commissari e nessuno mi ha ascoltato. È sbagliatissimo e visto che si parla di censure è ora di affrontarlo».

Il count down di Capodanno, la bestemmia, la black list del M5S…. C’è dell’altro?

«Ha ragione l’Osservatore romano, con la scusa dello share la Rai è ormai fuori controllo. I politici ospiti dei talk show, soprattutto donne, spesso vengono scelti solo in base a canoni estetici».

Competenza e bellezza?

«No, bellezza e basta. Capita sempre più spesso che il padre o la madre di una legge restino fuori dai programmi, dove vengono invitati altri miei colleghi».

Con che criterio? «Spesso sono bellissime ragazze. Premia il valore estetico, non i contenuti».

Verbali della Vigilanza alla mano, la prima volta che il segretario della commissione ha sollevato il caso era il 17 dicembre 2013. La seconda, l’8 gennaio 2014. In entrambe le audizioni Anzaldi prova a spezzare il legame tra audience e canoni estetici. E spiega come, per illustrare un provvedimento, non venga chiamata l’autrice o la relatrice, «bensì una donna più avvenente, anche se meno esperta».

Un esempio? «La giustizia. La nostra presidente di commissione è Donatella Ferranti, preparatissima, ex magistrato. L’ha mai vista? Viene il sospetto che non la chiamino perché ha superato la trentina».

Al suo posto, chi invitano?

«Vediamo molto la giovane Anna Ascani, mentre la relatrice della legge sulle unioni civili, Monica Cirinnà, poco o nulla».

 

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Maschi e femmine, sostiene Anzaldi, fa poca differenza.

Capita anche ai maschi?

«Sì. David Ermini, responsabile Giustizia del Pd, non lo chiamano mai e al posto di parlamentari preparati come lui vanno sempre le solite tre o quattro dem, belle e aggressive».

Moretti? Serracchiani? Picierno? Bonafé?

«Niente nomi. Ma insisto, gli uffici stampa Rai ti dicono “mandami una più giovane e carina che ci alza l’ascolto”».

Lo fanno tutte le tv, purtroppo.

«Sì, ma la cosa grave è che gli italiani pagano il canone per edere in Rai delle parlamentari che, dieci minuti prima di andare in onda, vengono “briffate” dai colleghi competenti».

Briffate?

«Chi conosce i provvedimenti viene chiamato a fare un breve briefing alla collega che sarà intervistata e che, magari, di quella materia non sa nulla. Una pratica che abbassa il livello».

La colpa è anche dei partiti, a cominciare dal Pd. E qui Anzaldi non si sottrae: «È vero, se una donna esperta di Europa come la Bonafé viene mandata a parlare di ambiente o di immigrazione è colpa anche nostra. Ma cosa possiamo fare se i conduttori non vogliono sentire storie e dicono “per lo share ci serve una ragazza”? Finisce che ti arrendi».

Nelle due audizioni c’erano delle esperte di questione femminile, le quali avvalorarono la denuncia. Elisa Manna del Censis citò ricerche da cui emergeva «come una percentuale molto alta di opinioniste siano selezionate sulla base di caratteristiche di avvenenza». E adesso Anzaldi chiede al Pd di ribaltare le priorità: prima la competenza, poi l’estetica. 

 

Copertina: Ansafoto

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