Cosa è successo ieri in borsa con le banche italiane

Crollano tutte le banche italiane: spinti dal questionario diffuso dalla Banca Centrale Europea sulle sofferenze bancarie, gli istituti di credito crollano e tirano giù piazza Affari. E dire che tutta Europa, e il mondo intero, tengono d’occhio la partita globale del petrolio e del greggio, con il barile a quasi 20 dollari e l’Iran pronto a inondare di nuovo il mercato mondiale dell’oro nero mettendo ulteriormente in difficoltà quel mercato: l’Italia, invece, soffre per i segni meno delle banche nostrane. Il tutto, per manovre evidentemente speculative.

COSA È SUCCESSO IERI IN BORSA CON LE BANCHE ITALIANE

Il Messaggero ci spiega cosa è successo.

 Il tema, a sentire gli addetti ai lavoro, è quello delle sofferenze bancarie sulle quali si è concentrato il questionario della Bce prodotto nell’ambito della ricognizione sui crediti deteriorati, inviato di recente alle principali banche europee tra cui, a quanto pare, sei istituti bancari italiani. Si tratta di un questionario che chiede conto dei «processi» legati al capitolo crediti deteriorati, un documento che non entra nel merito per esempio di valori. Eppure è bastato questo, e il timore che siano in arrivo nuovi paletti Bce, per scatenare una pioggia di vendite che, a partire da Mps, sospesa per eccesso di ribasso fino a perdere il 16%, ha trascinato l’intero settore, dalle big Unicredit (-5,4%) e Intesa (-5%) fino a Ubi (-7,3%), Bper (-8,7%), Banco Popolare (-6,7%), Bpm (-5,5%) e Carige (-7,2%). Ad approfittarne, il plotone del daytrader corsi dietro ai ben più organizzati fondi-sciacallo di matrice estera, a sentire gli operatori. Sul titolo Mps «ci sono mani italiane ed estere», ha commentato Giuseppe Vegas, il presidente della Consob, che di nuovo ha temporaneamente vietato (fino a oggi) le vendite allo scoperto sul titolo di Siena. Del resto, a pesare su Mps (-14,8%) vittima di una flessione «del tutto ingiustificata» (secondo l’ad Fabrizio Viola), sono anche gli stretti paletti imposti dalla Bce nei tempi di ricerca del patner, tali da rendere sempre più difficile l’impresa.

 

A fare gola agli speculatori è l’assenza, spiega il quotidiano romano, di una “bad bank” che possa garantire i titoli in sofferenza.

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Insomma, l’attacco arrivato dall’estero fa leva sulla debolezza delle banche italiane quando si parla di sofferenze su crediti (200 miliardi). Certo, la Bce, e più in generale l’Europa, sa bene che i crediti deteriorati sono il frutto della crisi economica. Come sa bene anche che già da tempo l’Italia si sta muovendo per mettere in campo la bad bank capace di liberare i bilanci degli istituti. Ma le difficoltà con i burocrati europei non sono poche. E le incertezze, si sa, non piacciono al mercato. Così, in giorni in cui si parla di flessibilità e conti pubblici, le tensioni tra Europa e Italia non ha fatto altro che alzare l’attenzione sul nostro Paese. E quindi alzare la palla agli speculatori, quelli che in assenza di una bad bank pensano che possa arrivare un nuovo diktat Bce che porti a un ulteriore svalutazione delle sofferenze in questione. Va da sé che la strada più facile era scommettere al ribasso su banche deboli come Mps e Carige. Per poi allargare lo sguardo a un intero settore, dal momento che in ballo c’è anche l’aggregazione delle popolari. Visto da Marco Onado, ex commissario Consob e professore della Bocconi specializzato in diritto bancario e mercati finanziari, l’attacco degli hedge fund fa leva sui rischi legati all’ingresso del bail-in, ma anche sulla miopia europea in tema di bad bank, «ossessionata» com’è dagli aiuti di Stato.

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