Riforme, Ddl Boschi passa alla Camera. Ma Renzi punta già al referendum

11/01/2016 di Alberto Sofia

RIFORME COSTITUZIONALI, IL VOTO ALLA CAMERA: LA DIRETTA

Con 367 sì il Ddl Boschi passa alla Camera: 194 voti contrari e 5 astenuti. Nel mentre è stata raggiunta la quota di 126 deputati prevista per richiedere il referendum sulla riforma costituzionale. A riferirlo Alfiero Grandi, tra i promotori del Comitato per il No che, questo pomeriggio, ha riunito a Montecitorio parlamentari, giuristi, sindacalisti e intellettuali per la campagna referendaria contro il ddl Boschi.

Aggiornamento ore 16.55 – “Oggi trova compimento politico il gesto compiuto nel 2013”, quando è nato il Nuovo Centrodestra che ha “consentito” il proseguire della legislatura. Area popolare vota sì e lo annuncia con il capogruppo di Ap alla Camera, Maurizio Lupi.

Aggiornamento ore 16.02 –  Fratelli d’Italia, con il capogruppo Fabio Rampelli, conferma la linea contraria del suo partito alle riforme costituzionali e in dichiarazione di voto in Aula alla Camera annuncia il “no”.

Aggiornamento ore 15.57  –  “Facciamo un passo alla volta. Chi raccoglie le firme dà per scontata l’approvazione del ddl sulle riforme, ma ora è all’esame dell’aula. Facciamo un passo alla volta…”. Il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi risponde ai giornalisti che le chiedono se sia preoccupata che il Comitato per il no.

Aggiornamento ore 15.50 – “La notte scorsa è venuto a mancare David Bowie e mi piacerebbe dire a questa metà del campo che davvero si può essere eroi, almeno per un giorno”, così il deputato dei Conservatori e Riformisti Massimo Enrico Corsaro

Aggiornamento ore 15.46 – “La riforma non è una risposta alla crisi della democrazia ma l’inveramento ed il trionfo di questa crisi”. Lo afferma Pippo Civati in dichiarazione di voto sulle riforme che definisce il Governo “Calamandrei ma non posso”: “è una riforma fatta dal governo per il governo con il governo, senza rispettare il Parlamento”.

Aggiornamento ore 15.44 –  “Non aderiamo formalmente al comitato per il No perché vogliamo sia una battaglia trasversale e non di parte ma raccoglieremo le firme alla Camera e al Senato per il referendum e faremo di tutto – banchetti in piazza, eventi – per affossare questa riforma costituzionale e Renzi che l’ha promossa”. Così Danilo Toninelli spiega la posizione M5s.

Aggiornamento ore 12.35 – Si prepara per l’opposizione a Renzi nel referendum di ottobre anche Sel-SI: «La riforma costituzionale proposta dal presidente del consiglio Matteo Renzi va respinta perché rischia di andare nella direzione opposta ai principi della democrazia costituzionale», ha rivendicato il capogruppo Arturo Scotto a Montecitorio. «Si tratta di una riforma che introduce un presidenzialismo di fatto, riduce lo spazio e l’autonomia della democrazia parlamentare, costringe il Senato a diventare un dopolavoro dei consiglieri regionali, squilibra il sistema di poteri e dei contrappesi in questo Paese», ha aggiunto. Scotto guarda già alla consultazione referendaria di ottobre: «Sarà una straordinaria occasione. Vorrei ricordare a tutti che non è una concessione gentile di Matteo Renzi ma è semplicemente il frutto del fatto che questa maggioranza in questo Parlamento non ha i numeri per evitare il referendum»

Aggiornamento ore 12.25 – Il gruppo verdiniano di Ala ha confermato il suo voto favorevole sul Ddl riforme costituzionali: «Oggi alla Camera si compie un altro passo importante per il percorso delle riforme istituzionali, architrave imprescindibile per costruire un Paese più snello e vicino ai cittadini», ha rivendicato Ignazio Abrignani, fedelissimo dell’ex sodale del Cav, Denis Verdini. «Di fronte a questi due elementi nessuno può’ alzare barriere ideologiche perché significherebbe tradire le aspettative degli italiani. Queste riforme servono all’Italia». 

RIFORME COSTITUZIONALI CAMERA RENZI
ANSA/ANGELO CARCONI

Sulla partita delle riforme costituzionali ha scelto di giocarsi tutto. La propria credibilità, il suo futuro politico. Per Matteo Renzi e il suo governo è l’ora del giro di boa sul disegno di legge Boschi. Con il voto della Camera dei deputati, a partire dalle 15, termina la prima deliberazione del Parlamento: il testo approvato del provvedimento, che sancisce il superamento del bicameralismo perfetto, sarà quello definitivo. Non ci saranno più modifiche, anche se resteranno altri due passaggi formali, uno per ogni ramo del Parlamento (subito al Senato, ad aprile ancora a Montecitorio, ndr). A ottobre, su quel testo, si andrà al referendum confermativo. E saranno gli italiani, come rivendica lo stesso premier, a decidere sul destino del presidente del Consiglio e su quella che Renzi ha definito come «la madre di tutte le battaglie».

PRIMARIE ELEZIONI 2016
Matteo Renzi. Ansa

RIFORME COSTITUZIONALI, L’ORA DEL GIRO DI BOA ALLA CAMERA

I numeri parlamentari non sono un problema alla Camera. Al Senato, dove la maggioranza renziana era precaria, lo scorso ottobre ci ha pensato il salvagente dell’Ala di Verdini a blindare le riforme. E il fantasma del Vietnam parlamentare, con le minacce estive evocate dalla minoranza Pd, si è rivelato inesistente. Perché la minoranza bersaniana del Pd, partita battagliera, ha preferito la soluzione del “compromesso“. Incassando poco o nulla sui nodi dell’elettività, delle garanzie e dei contrappesi, rispetto alle richieste e denunce iniziali. E le stesse opposizioni, frammentate ed eterogenee, hanno mostrato di avere numeri irrilevanti.

In casa Forza Italia, deflagrata tra scissioni e risse interne, c’è chi, come Daniela Santanché, tenta di dipingere la consultazione di ottobre come il possibile ultimo atto politico di Renzi: «Oggi la Camera farà da passacarte. Siamo alla monarchia. Un consiglio al premier: chi di riforme ferisce, di referendum perisce». Eppure, al di là della propaganda, la partita più complicata sarà propria quella delle opposizioni. Oggi a Montecitorio si riunisce anche il Comitato per il no al referendum al ddl Boschi. Ma in casa renziana già esultano di fronte all’idea di trovarsi contro «un’armata brancaleone, da Sinistra italiana, al M5S fino al centrodestra, unite solo dall’antirenzismo».

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RIFORME, LA «MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE» DI RENZI

Certo, i numeri del Pd non sono più quelli delle Europee. Ma il premier, già dalle kermesse fiorentina della Leopolda 6, ha avvertito che – al di là del passaggio rischioso delle amministrative di giugno – l’impegno del partito e dell’esecutivo sarà già rivolto a blindare quelle riforme che rappresentano la carta per rivendicare a Bruxelles maggiore flessibilità. «L’Italia è ripartita. Le Comunali non saranno un test per il governo. E io in questi mesi non voglio passare le giornate a ragionare di coalizioni, ma a raccontare un Paese che ha voltato pagina», ha spiegato più volte il premier.

RIFORME, L’ITER DEL DDL BOSCHI: ALTRI DUE PASSAGGI, POI IL REFERENDUM DECISIVO A OTTOBRE

Dal punto di vista tecnico, dopo il voto della Camera di oggi – più che blindato – resteranno altri due passaggi parlamentari. Il Ddl Boschi dovrà tornare a tre mesi di distanza, come previsto dalla Carta, in entrambi i rami del Parlamento per l’ultimo via libera, in primavera. In quell’occasione, i parlamentari potranno esprimersi soltanto con un “sì” o con un “no”, senza possibilità di modifiche. Sarà un’ultima formalità, considerati i numeri della maggioranza, proprio come il voto di oggi. Simbolico, però, per il premier. Perché, nell’immaginario renziano, è la conferma della «svolta» impressa al Paese dal suo governo. Non resta che il referendum, già all’orizzonte.

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