La grande confusione sotto il cielo di Sinistra Italiana a Roma

08/01/2016 di Redazione

“Non cambia molto dall’ultima volta che abbiamo parlato: c’è grande confusione sotto il cielo”: la situazione è dunque eccellente, si potrebbe aggiungere. La frase di Mao Tse-Tsung, il grande timoniere, il dirigente territoriale del Partito Democratico contattato al telefono non la pronuncia, anche se potrebbe. “ll quadro è mobile”, ci conferma un amministratore di Sinistra, Ecologia e Libertà, un eletto a Roma nei municipi: il quadro, chiaramente, è quello delle incombenti elezioni Roma 2016. Perché entro la fine del mese di gennaio si chiariranno i percorsi, si apriranno le strade, si saprà qualcosa in più.

LA GRANDE CONFUSIONE SOTTO IL CIELO DI SINISTRA ITALIANA A ROMA

Siamo al margine di un appuntamento piuttosto importante che si è tenuto giovedì nel tardo pomeriggio, l’incontro fra Stefano Fassina, candidato in pectore di Sinistra Italiana, e gli eletti, gli amministratori, i dirigenti di Sinistra, Ecologia e Libertà Roma. Un incontro che definire animato è davvero poco, un eufemismo: consiglieri, eletti, esponenti di SeL entrano ed escono dalla federazione romana del partito; l’incontro è a porte chiuse, i giornalisti tenuti lontani dai responsabili comunicazione del partito. All’interno, consiglieri municipali da tutti i territori, alcuni ex consiglieri comunali, il segretario romano Paolo Cento, e Stefano Fassina, candidato della nuova “casa comune” per la poltrona di sindaco di Roma: “Ci ha detto che il suo nome è a disposizione per un percorso comune da costruire”, raccontano i presenti all’incontro, senza troppa convinzione. La paura è tanta, la preoccupazione anche: “Quella di essere finiti all’angolo”. Alla fine dell’incontro, la versione ufficiale del partito: “La ricostruzione che ci vede spaccati è quella che piacerebbe al Partito Democratico. C’è un dibattito, un confronto molto sereno, certamente, fra chi vuole un allargamento del nostro campo con un ipotesi di consultazioni primarie – le abbiamo chiamate “le primarie sinistre” – e chi sostiene puramente e semplicemente la candidatura di Stefano Fassina”.

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Versione, dunque, di compattezza. Che regge fra i punti di vista riportati dagli esponenti municipali: regge, con un po’ di condimento, come dire. “Ti dico la verità”, racconta un amministratore di SeL: “Sì, siamo divisi. Vuoi la mia? Io Stefano Fassina non l’avrei candidato. Certo non così: serviva un percorso più ampio, fatto meglio, un dialogo fra di noi in precedenza. Adesso abbiamo in mano dei sondaggi pessimi e rischiamo di bruciare un ottimo dirigente nazionale perché non abbiamo pensato abbastanza prima di agire”. E’ vero, in Sel esistono due posizioni: quella dei più, come dire, radicali: mai col Partito Democratico, in ogni caso. “In questa città, noi dovremmo ricomporre l’alleanza con il partito di Matteo Renzi? E per quale motivo? Anzi, se si va in questa direzione Sinistra Italiana perde il mio voto”. Parola, netta, di un amministratore, di un eletto nei territori: per alcuni esponenti pesano alcune posizioni del Partito Democratico nazionale, gli esponenti del Pd che hanno parlato di “lobby gay”, le riforme del governo, la sfiducia verso un Partito Democratico che, a Roma, viene percepito come nelle mani di un padrone – Matteo Renzi, rappresentato in città da Matteo Orfini – pronto a fare piazza pulita di tutti gli esponenti non abbastanza allineati al nuovo corso.

matteo orfini pd roma

Avanti tutta con Stefano Fassina candidato sindaco, dicono insomma alcuni, disposti anche a perdere: sono gli oltranzisti, più vicini alla segreteria nazionale che ha elaborato il percorso sulla candidatura dell’ex viceministro del governo Letta. E poi ci sono gli altri. Tanti altri: sui territori, sopratutto; perché la partita del comune, del consiglio comunale, è quasi secondaria, con ogni probabilità saranno ricandidati gli uscenti, magari non gli storici che hanno “fatto la loro parte”, in ogni caso sarà difficile per SeL avere più di uno, due consiglieri comunali visti i sondaggi, non entusiasmanti: un gioco troppo grande per chi rimane sui municipi; per chi coltiva un consenso territoriale, la partita è quella delle amministrazioni locali. In cui, in tutta la città, Sinistra, Ecologia e Libertà e Partito Democratico romano governano assieme: e allora, la parola magica è “salvaguardia delle specificità”. Riassunta da un’eletta sui territori: “Nel Partito Democratico, sui territori, io vedo tantissimo malcontento e disagio dall’essere lasciati da soli con Renzi. Noi abbiamo bisogno di loro, e loro di noi: allora bisogna porre il tema di un percorso comune. Aspettiamo le mosse del Pd, a noi interessa il modello disegnato da Walter Tocci: caso per caso, territorio per territorio, dobbiamo essere nelle condizioni di mantenere il ponte aperto con la parte “sana” del Partito Democratico”.

E “sana”, va detto, è un aggettivo centrale: perché, ragionano dalle parti di Sinistra Italiana, è il Partito Democratico che deve portarsi sulle posizioni di Sinistra, Ecologia e Libertà. “O almeno la parte del Pd più a disagio, deve dirsi disponibile ad un percorso comune con noi. Territorio per territorio, dobbiamo poter preservare le specificità dei singoli percorsi”. E poi, concludono alcuni eletti di SeL, “fra l’altro noi aspettiamo le mosse di Ignazio Marino: che, ai nastri di partenza, ha più voti di Fassina”. Sono “le primarie a sinistra”, dunque: primo a correre certamente Stefano Fassina, al suo fianco qualcun altro. “La candidatura di Stefano Fassina è l’unica: l’unica in campo finora”, ci precisa un altro eletto di SeL. Dalle parti del Pd, d’altronde, malignano: “Tu sei proprio sicuro che alla fine Stefano Fassina sarà il candidato? A me sembra che loro si siano chiusi in un angolo con estremo anticipo rispetto alla maturità dei tempi. E ora sono costretti a scegliere fra una campagna elettorale a sostegno di un candidato a cui credono poco, o a rimangiarsi parte delle loro posizioni politiche per conservare gli spazi di manovra sui municipi”. E anche in questo senso va letta “l’offerta politica” del Pd o, come la chiama un presidente di Municipio raggiunto al telefono oggi, “un termine di confronto”.

Parliamo dell’iniziativa di sabato 23 gennaio, “#perRoma”, convocata proprio dai presidenti di Municipio e illustrata oggi in conferenza stampa.

COMUNALI, MINISINDACI LANCIANO CONFRONTO PUBBLICO AL BRANCACCIO IL 23 GENNAIO(OMNIROMA) Roma, 08 GEN – Le esperienze…

Posted by Sabrina Alfonsi on Venerdì 8 gennaio 2016

Al teatro Brancaccio ci saranno i minisindaci eletti insieme al sindaco Ignazio Marino, Nicola Zingaretti dalla Regione, Massimiliano Smeriglio per Sel: sono coloro che urlano “hip hip urrà all’alleanza Pd-Sel”, commenta un ex consigliere comunale del Pd, a microfoni spenti. E’ vero, il segretario nazionale Matteo Renzi ha detto chiaramente: a Roma si faranno le primarie, se SeL avrà intenzione di esserci bene, sennò il Pd andrà da solo. I presidenti di Municipio, che negli ultimi anni hanno governato nelle giunte di centrosinistra allargato (“alle civiche, alle associazioni, ai territori”, ci dice un minisindaco) a questo modello “che ha funzionato” non sono disposti a rinunciare facilmente, almeno sui territori: il comune è una storia, “i presidenti di municipio” – ci dice un dirigente del Pd – “giocano, giustamente, una dinamica di altro livello”. Il tutto in attesa delle mosse “del livello nazionale”, della segreteria di Matteo Renzi che, entro la fine del mese, dovrebbe sciogliere, finalmente, il nodo del sindaco: “O almeno dare indicazioni più chiare” sul profilo del candidato. Gli appuntamenti: il 18 gennaio, la segreteria nazionale del Pd che discuterà il tema delle amministrative; il 23 gennaio, al teatro Brancaccio,

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