La dittatura dei parcheggiatori abusivi per andare a piazza Navona

La befana a Piazza Navona? Una tradizione a Roma: i bambini sulle giostre, i dolci in piazza, il parcheggio abusivo sul Lungotevere. E stando così le cose, si può dire che la tradizione sia stata minuziosamente rispettata: compresi, chiaramente, gli uomini pronti a chiedere la loro quota di monete dopo aver tenuto il posto all’automobile in manovra. E il cittadino romano si piega alla dittatura dei posteggiatori sul Lungotevere.

BEFANA A PIAZZA NAVONA, LA DITTATURA DEI PARCHEGGIATORI ABUSIVI

Il Messaggero nella Cronaca di Roma racconta l’odissea delle famiglie romane in cerca di parcheggio sul Lungotevere.

Si dimenano, alzando le braccia al cielo per indicare un posto libero. Sono allenati. Chi è in cerca di un parcheggio lo riconoscono all’istante. In un attimo sbucano da dietro gli alberi o dalle vetture. Irrompono sulla carreggiata e aiutano a fare manovra. Qualcuno tra loro, in osservanza delle tradizioni, sfoggia persino un bel cappello rosso e bianco che richiama quello di Babbo Natale. Del resto, le feste non sono ancora terminate e loro, i parcheggiatori abusivi, tornano a fare affari. Non d’incenso né di mirra. Ma affari d’oro, proprio nel giorno dell’Epifania, quando i controlli scarseggiano e il lungotevere della Capitale si riempie di vetture cariche di famiglie desiderose di passeggiare nel cuore di Roma, e soprattutto a piazza Navona, dove ieri si è celebrata la tradizionale festa della Befana. Cuore pulsante dell’attività irregolare dei parcheggiatori abusivi, ieri pomeriggio, è stato il lungotevere dei Tebaldi e dei Sangallo. È proprio qui, infatti, che la maggior parte degli automobilisti cercava un parcheggio, considerata la vicinanza strategica per accedere a piazza Navona e a tutto il Centro. I varchi sono attivi, le auto non possono accedere nella Ztl e, dunque, ci si deve fermare. Ma i posti scarseggiano. Per lo più bengalesi e nord-africani, i passeggiatori irregolari fanno fermare lo stesso le auto e trovano delle aree di sosta anche lì dove le vetture non potrebbero stare: sui marciapiedi, nelle zone riservate ai residenti. «Va bene, va bene – ripetono con un italiano approssimativo ma comprensibile – vedo io, non preoccupare». Qualcuno, tra gli automobilisti, chiude il finestrino e tira dritto. Molti altri, tuttavia, cedono. Ci sono i bambini in auto che iniziano a piangere, che vogliono scendere, per correre a fare un giro sulla giostra ai piedi della fontana dei Quattro fiumi, per scoprire la festa della Befana. 

 

E così i genitori cedono; per la verità anche chi ha trovato un regolare parcheggio sulle strisce blu viene assalito dai parcheggiatori abusivi.

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Costeggiando tutto il biondo fiume – e dunque sui lungotevere della Farnesina, Raffaello Sanzio e ancora de’ Cenci e dei Vallati – lo scenario è pressoché analogo. Nascosti tra le auto, ai bordi dei marciapiedi, in piedi sul ciglio della strada i parcheggiatori abusivi sono almeno quindici. Quando il motore delle auto si spegne, veloci come sono stati a trovare per gli automobilisti un posto di fortuna, i parcheggiatori tendono la mano perché vogliono che la loro “gentilezza” sia ripagata. A chi gli mette in mano appena 50 centesimi rispondono con scortesia. D’emblée l’italiano non è più un problema: «Dammi almeno un euro per un caffè». Non solo, perché chiedono denaro anche a chi, fortunatamente ha trovato – senza nemmeno dover chiedere aiuto – un posto sulle strisce blu. Parcheggio regolare che, in un giorno festivo quale quello di ieri, diventa per il Comune di Roma persino gratuito. Ma non per loro. In fretta si avvicinano e tornano a chiedere. Le famiglie per paura di ritrovare la macchina sfregiata, pagano. Come fa la signora Anna Maria Ricasoli, appena arrivata sul lungotevere dei Tebaldi. «Gli ho dato – spiega – un euro che avevo in tasca, non avrei dovuto ma se torno e trovo il vetro del finestrino rotto che faccio?».

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