Grande rispetto per tutte le piazze, ma diciamo si alle Unioni Civili

Giornalettismo, come accade spesso nei giornali, ha deciso di esplicitare il proprio sostegno a favore dell’approvazione del disegno di legge sulle Unioni Civili. Prendere posizione è una cosa assolutamente normale nel mondo dell’informazione. L’obiettività la si deve avere quando si raccontano i fatti, nel modo più asettico possibile; ma la si completa anche esplicitando il proprio punto di vista. E’ un atteggiamento di chiarezza e trasparenza verso il lettore. Siamo contro ogni falsa ipocrisia, per questo, come molti maestri di giornalismo ci hanno insegnato, preferiamo dire apertamente quale sarà la nostra posizione in merito ad alcuni temi, come appunto le unioni civili.

Pensiamo che sia questo un modo onesto di fare il nostro lavoro: una linea editoriale chiara, accompagnata ovviamente da un racconto fedele e completo delle posizioni in campo rispetto al tema oggetto del dibattito. Dirvi: questa è la nostra posizione, inoltre, è un atto di onestà rispetto al lettore. Sappi che questo è il nostro punto di vista, questa è la nostra visione del mondo, sappilo quando leggi quello che scriviamo. Sabato scorso abbiamo raccontato le piazze di #SvegliaItalia, questa settimana quella del Family Day. Piazza che – ci teniamo a sottolinearlo, proprio mentre qualcuno non lo fa – rispettiamo. Come rispettiamo ogni piazza, ogni persona che liberamente manifesta il proprio pensiero, magari dopo aver percorso centinaia di chilometri.

Venendo al merito della questione siamo assolutamente convinti che l’Italia non possa più fare a meno di una legge che tuteli le unioni civili. E’ inaccettabile leggere ancora oggi storie come quelle di Daniel Agostino, che dopo aver convissuto per 26 anni con il proprio compagno, per lo stato italiano semplicemente non esiste. Non è più accettabile, né rimandabile. Per questo, dopo tanti anni, il Ddl Cirinnà, certamente un testo di legge non perfetto, deve a nostro avviso essere approvato in Parlamento.

Siamo rimasti solo noi, solo noi italiani a combattere contro i diritti delle coppie omosessuali. Spesso abbiamo sentito alcuni esponenti politici, anche di governo, ribadire di “essere contrari al matrimonio omosessuale“. Lo stesso Alfano lo ha detto più di una volta. Ebbene, faceva il furbo: perché in discussione non c’è alcuna proposta di legge che parli di matrimonio ugualitario omosessuale. Quindi Alfano, semplicemente, diceva di no ad una cosa che non è in discussione. Come non è in discussione la possibilità per gli omosessuali di adottare alcun bambino, se non il figlio del partner. E anche oggi ci permettiamo di denunciare l’atteggiamento ambiguo del ministro degli interni: con un piede dentro la maggioranza che approverà il DdL Cirinnà, e con l’altro in piazza con il Family Day. Con una mano pronto ad incassare le poltrone del rimpasto di governo, con l’altra pronto a prendere un microfono per dirsi vicino ad una piazza che sta prendendo in giro.

Ma torniamo al merito della questione. Al motivo per cui per noi è necessario approvare questo Ddl, pur con i suoi difetti. Il diritto di assistere il proprio partner in ospedale, il diritto di avere una pensione di reversibilità in caso di morte del compagno di una vita, avere un riconoscimento legale del proprio legame: stiamo parlando di introdurre un minimo di civiltà nel nostro ordinamento. Compito del legislatore è anche quello di prendere atto dei fenomeni della società e regolamentarli legiferando. Ecco, questo fa il Ddl Cirinnà: cercare di mettere al passo la legislazione italiana con l’evoluzione della nostra società.

LA STEPCHILD ADOPTION

E veniamo a questa benedetta Stepchild adoption, spiegata nel link evidenziato dal nostro Tommaso Caldarelli, oggetto di tante polemiche. Stiamo parlando dell’ormai famoso articolo 5 del Ddl. Anche qui cerchiamo di spiegarlo con termini chiari e semplici. L’attuale legge non parla dell’utero in affitto, e non autorizza l’utero in affitto nel nostro paese. E allora perché non si fa altro che parlare di Utero in Affitto?

Domanda semplice, con risposta un po’ più complessa.

Iniziamo mettendo un paletto: in Italia l’utero in affitto è una pratica illegale. E lo sarà anche dopo l’approvazione della legge Cirinnà.

Questo non vuol dire che non ci sia chi utilizza questa pratica nei paesi dove è possibile farlo: per esempio in alcuni stati del Nord America. E’ una pratica che in alcuni paesi avviene dietro compenso economico. Una madre porta avanti quella che viene definita una “gestazione per altri”. In parola povera: questa persona viene pagata per portare avanti una gravidanza nel proprio ventre, per poi lasciare il bambino al padre genetico del bambino.

E’ intanto giusto sottolineare che questa pratica – alla quale personalmente sono contrario – viene portata avanti sia da coppie eterosessuali, evidentemente sterili, sia da coppie omosessuali. Mentre all’interno di un matrimonio tradizionale per l’altro partner adottare il bambino appena nato con questa pratica non è un problema, all’interno di una coppia omosessuale, che non ha alcun riconoscimento legale, questo diviene impossibile.

Ed è proprio su questo punto che si concentrano le critiche del mondo cattolico alla legge Cirinnà: grazie all’articolo 5 – dicono le associazioni cattoliche – in qualche modo l’utilizzo della pratica dell’utero in affitto viene riconosciuta. O quantomeno si prepara una “scappatoia”, grazie alla quale anche nel mondo omosessuale il partner del padre naturale potrà instaurare un legame legale con il bambino.

Non una critica campata in aria, ma un modo parziale di inquadrare il problema. L’utero in affitto è una pratica oggi usata dalle coppie eterosessuali, senza che alcuna associazione cattolica si strappi i capelli. Ma non solo. Pur confermando la mia personale avversione per una pratica che prevede di pagare in denaro una donna per usufruire del suo corpo in questo modo, non posso non avere presente che eliminare la stepchild adoption vuole dire, sopra ogni cosa, eliminare ogni possibile protezione legale tra un bambino e quello che è l’essere umano a lui più vicino: ovvero colui che lo sta crescendo insieme al suo genitore naturale.

Oltretutto va ricordato che questa legge limita il diritto degli omosessuali nell’adozione. Questa legge – lo ripetiamo – non permetterà a nessuna coppia omosessuale di adottare alcun bambino, ma limiterà il loro diritto di adozione al figlio del partner. Un lato della questione da non sottovalutare.

Da cattolico nutro grande rispetto nei confronti di chi sabato è sceso è in piazza. E provo un certo fastidio quando sento parlare di “famiglia tradizionale” in maniera caricaturale come sono soliti fare alcuni esponenti del mondo LGBT. Ecco, se mi posso permettere di dare un consiglio a chi combatte per la vittoria del disegno di legge delle Unioni Civili è quello di non tracciare un solco con “le famiglie tradizionali” o con  il mondo cattolico tout court. Dividere il campo tra “noi” e “loro”, in questo momento, non fa che creare difficoltà ad una macchina che ormai sembra in movimento.

Altro punto delicato: e i bambini? Può un bambino crescere bene anche se cresciuto da due uomini o da due donne?
Chiunque dica di avere una risposta certa a questo quesito è da invidiare. Personalmente posso pensare che sia importante vivere in un contesto in cui ci si sente amati, ma questo è quasi banale. Ovviamente, essendo cresciuto in una tanto vituperata “famiglia tradizionale” ho avuto nel corso della mia vita bisogno di rifugiarmi, di consigliarmi di avere accanto mamma, e in altre occasioni di papà. Ma non è in base alle mie o alle nostre esperienze chi si possono costruire una società o fare una legge. Di una cosa sono sicuro: i problemi – per chi crescerà con due mamme o due papà – arriveranno più da fuori delle famiglie arcobaleno che dentro le famiglie arcobaleno.

UNIONI CIVILI, IL VOTO IN SENATO

L’obiettivo dell’approvazione delle Unioni Civili – a dispetto di quanto dice qualcuno – non è affatto semplice, viste le forze in campo in Senato. Ricordiamolo: in Senato il centrosinistra è minoranza. SeL e PD insieme non possono assicurare il passaggio del disegno di legge. Il che metteva in salita la strada verso le Unioni Civili. La maggioranza di governo si regge anche grazie ai voti di NCD e ALA, il gruppo dei verdiniani, che hanno una sensibilità diversa su questi argomenti. Fare previsioni è difficile. Mi sento di dire che le Unioni Civili potrebbero passare agevolmente. Qualche problema in più ci sarà riguardo l’articolo 5, quello delle  Stepchild Adoption.

Infine, mi sento di fare un appello a chi ha a cuore i diritti civili in questo paese: anche se non passasse la stepchild adoption, una parte qualificante del ddl, mandare tutto a monte sarebbe  un errore imperdonabile. Dire “a questo punto meglio che salti tutto”  significherebbe solo fare un favore a chi non vuole che l’Italia – anche dopo tanti anni – compia questo piccolo passo in avanti.

ANSA /CIRO FUSCO

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