Federico Bigotti: chi è il ragazzo di Città di Castello indagato per l’omicidio della madre

Federico Bigotti è il ragazzo di Città di Castello, in questo momento nel carcere di Perugia, accusato dell’omicidio della mamma Anna Maria Cenciarini. Racconta il Corriere della Sera:

Non fa che ripetere: «Io amavo mia madre…». Nel capo d’imputazione formulato dal procuratore Antonella Duchini, però, c’è scritto che il matricidio che il ragazzo avrebbe commesso la mattina del 28 dicembre scorso, colpendo in casa la signora Annamaria Cenciarini, 55 anni, «con reiterate coltellate, almeno 9», è avvenuto «con crudeltà» e «per futili motivi», «in occasione dell’ennesimo litigio». Non solo: Bigotti in passato avrebbe «maltrattato la propria madre con continue ingiurie e violenze psicologiche, minacce anche di morte e percosse, in un’occasione anche con un manico di scopa…».

Il caso è chiuso, dunque, ma nella villetta in località Varesina ora si è aperto un baratro nella testa e nel cuore di Antonio, operaio metalmeccanico in una ditta di Città di Castello, marito di Annamaria e padre di Federico, che malgrado il lutto e la disperazione ha scelto comunque di non abbandonare suo figlio: «Gli starò vicino — ha detto ieri all’avvocato Vincenzo Bochicchio —. Ho capito troppo tardi che lui aveva bisogno d’aiuto…».

LEGGI ANCHE:

Città di Castello, donna uccisa a coltellate in casa

FEDERICO BIGOTTI: “DA DUE ANNI USCIVA DALLA FINESTRA DELLA CAMERA” – Probabilmente verrà chiesta una perizia psichiatrica sul ragazzo. A non quadrare sono tanti elementi tra cui il selfie pubblicato 24 ore dopo la morte della mamma su Instagram con l’hashtag #riposainpacemamma. Non convince nemmeno il selfie su Facebook, sabato, a poche ore dall’arresto. Giovane “malato” di social? Non solo. Riporta sempre il Corriere della Sera:

Da due anni viveva chiuso dentro casa e usciva dalla finestra della sua stanza, mai dalla porta, raccontano perplessi i vicini, prigioniero dei suoi deliri d’onnipotenza: un giorno sognava di andare a giocare nel Barcellona, un altro di diventare un modello famoso oppure un attore («il mio punto di riferimento è Al Pacino», diceva). Violento sin dai tempi dell’asilo, cacciato da due scuole e pure dalla squadra di rugby. A 19 anni si presentò a Talents Today: «Vengo da Città di Castello, in campagna si vive bene, si sta rilassati, io sto in una piccola villettina. Ma ora voglio conoscere un altro mondo dove nessuno c’è mai stato perché è andato sempre dietro alla massa. Mi chiamano come Primo Carnera, l’uomo montagna, perché sono grande e grosso, ma sono anche buono, dolce e sensibile…», racconta sempre lui in un video postato su Youtube.
(…) In questi ultimi tre mesi, però, si era fissato col dimagrimento e aveva perso più di 30 chili — lo testimoniano ancora le foto su Facebook —, sempre più in preda alle sue allucinazioni. Sua mamma Annamaria volevo solo tentare di riportarlo alla realtà, «gli voglio bene ma non riesco a salvarlo», si sfogava. Gli diceva di uscire a trovarsi un lavoro e soprattutto di smetterla con l’hashish, con la droga che l’aveva fatto arrestare già a 19 anni e che Federico quasi sicuramente ha fumato anche nelle ore intorno al massacro.

(in copertina ANSA/ CLAUDIO SEBASTIANI)

Share this article