Il caos di capodanno del Pd Roma

Le elezioni a Roma 2016, il 12 giugno; le primarie, il 6 marzo. La strada per il Pd Roma è segnata, e l’ha tracciata il segretario nazionale del partito, Matteo Renzi, indicando le due date chiave della politica romana dell’anno prossimo: con tanti saluti a chi da settimane, da mesi, discorreva della possibilità di arrivare ad un rinvio. Già: il premier ha definito l’ipotesi “un’allucinazione” propagandata prevalentemente dagli esponenti del Movimento Cinque Stelle, che hanno in queso senso presentato anche delle interrogazioni parlamentari; in realtà, l’ipotesi slittamento era un tema che teneva banco nel “corpo” del Partito Democratico romano da settimane, se non da mesi.

FINISCE IL 2015 DEL PD ROMA, CAPODANNO DI CAOS SOTTERRANEO E ATTESE

“Cosa vedo? E’ tutto fermo, c’è un partito che discute, tante iniziative, belle parole: se ne riparla a gennaio”: questo il riassunto di un giovane dirigente del Pd Roma a margine di una delle tante, a volte contemporanee iniziative sparse ai quattro angoli di Roma. Presentazioni di libri, brindisi di fine anno, confronti fra esponenti delle varie “anime e componenti” del Pd Roma. A tenere banco ovunque è sempre lo stesso tema: Il futuro del partito, le elezioni, la campagna dell’anno prossimo; e, sì, non erano pochi gli esponenti e i militanti convinti che lo spostamento della data delle elezioni fosse un tema percorribile: “Magari, siccome deve essere riformato lo statuto di Roma Capitale, gli strumenti amministrativi non bastano, bisogna creare la città regione, sono riforme di sistema, le elezioni naturalmente dovranno slittare; nel frattempo sarà prorogata la gestione commissariale, magari con Franco Gabrielli a fare da “balia”; questo eviterà, innanzitutto, alla città di votare due volte, e ci darà l’occasione di ricompattarci come partito”; queste le parole ascoltate da un iscritto al Pd Roma, molto vicino ad uno degli esponenti pronti alla corsa delle Primarie.

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Che si terranno, l’ha detto Renzi in persona, il prossimo 6 marzo: “O comunque, a marzo”. Chi parteciperà? Il nome forte è quello di Roberto Giachetti, deputato, vicepresidente della Camera, salito sul palco della Leopolda con il Campidoglio proiettato alle spalle. Si sa che il parlamentare renziano non smania per candidarsi, si sa anche che però, se Matteo Renzi in persona alzasse il telefono per chiedergli un impegno diretto, lui non potrebbe sottrarsi: “E va bene”, dice qualcuno, area Giovani Turchi: “Diciamo Giachetti? E Giachetti sia. Diciamo che vince. Ma poi, governa? O fra due anni siamo da capo a dodici? Non è più il tempo delle avventure”, chiude, perplesso. Altri nomi? Dipende: “Si faranno le primarie, no? E dipende che primarie saranno: in un contesto ‘aperto’ ci saremo anche noi”, ripetono dallo staff di un possibile candidato in pectore. Sottigliezze dei termini: le primarie saranno “confermative” o “competitive”?

S’intende: nel primo caso ci sarà un nome individuato e blindato dalla segreteria nazionale, e magari solo qualche candidatura di testimonianza; nel secondo caso, invece, liberi tutti. E tutti dentro: a partire da Roberto Morassut che già da settimane gira la città con le sue iniziative. Altri nomi se ne fanno: quello di Paolo Masini, e c’è chi persino torna ad evocare il nome di Emma Bonino, già candidata governatrice del Lazio, che ha perso ovunque e ha vinto a Roma: “E anche Barack Obama all’inizio ha perso”, spiega chi fa il nome della leader radicale. Fantapolitica: almeno quanto il coinvolgimento di Walter Tocci. L’ex vicesindaco gira la città presentando il suo libro, divenuto una sorta di libro di testo base per le future elezioni cittadine, e ha finora sempre smentito più che categoricamente un proprio impegno nelle prossime elezioni: “E’ tempo di una nuova generazione”, dice sempre: nonostante ci sia più di una persona che l’abbia nominato come possibile candidato sindaco e più di un militante, sopratutto, che per lui sarebbe disposto a fare “campagna elettorale porta a porta”.

Tutto da capire, tutto da vedere, chiaramente: per ora è solo caos, silenzioso e sotterraneo. “Prima di fare qualsiasi discussione”, si sente dire, “è il caso di aspettare che si sciolga il nodo del sindaco. Per ora il quadro è davvero molto delicato. “Quando sapremo chi parteciperà alle primarie potremo iniziare a sbilanciarci un po’ di più”. La coalizione è un altro tema: il Pd andrà da solo o recupererà un ponte con la sinistra? Questo lo auspicherebbero molti degli esponenti, appunto, della sinistra interna al partito che chiedono un candidato in grado di recuperare il canale con Sinistra Italiana, affinché Stefano Fassina decida di partecipare alle primarie. Esito, va detto, praticamente escluso – dallo stesso Renzi che ieri ha detto: “Se la sinistra c’è, bene; altrimenti il Pd andrà con chi ci sta”. E la gestione interna al Partito Democratico? Il commissariamento guidato da Matteo Orfini, in che salute sta? Dalle parti del secondo piano di largo del Nazareno si ostenta ottimismo: “I sondaggi sono buoni, ora con calma, a gennaio, riprenderemo”, dicono dalle stanze del commissario: “Un gennaio…romano”, aggiungono poi. Con molta calma, insomma.

“Io vedo tutti i candidati, le varie componenti, attrupparsi”, dice un beninformato dei movimenti interni al Partito: “Perché se si vince, bene; se si perde, entreremo in consiglio comunale con sette consiglieri. E le varie componenti stanno facendo a gara per dividersi, già, quei posti”: Giovani Turchi, Area Dem, renziani, popolari, vicini a Nicola Zingaretti, la corsa è già partita, da che la domanda sorge spontanea: “Il Pd Roma le elezioni vuole vincerle, o sta puntando a gestire la sconfitta e a suddividersi quel pezzetto di potere che gli rimane?”. A candidarsi, è noto, saranno anche esponenti che vengono dalla Regione Lazio; gli ex consiglieri che hanno subito il cosiddetto “lodo Zingaretti”, quello per cui tutti gli esponenti della consiliatura di Renata Polverini, buoni o cattivi che siano, sono stati lasciati a terra.

“E se andasse così anche questa volta?” si chiede qualcuno, senza nascondere preoccupazione: “Se il candidato sindaco dirà che nessuno degli uscenti sarà ricandidato, dovremo attenerci”. La tensione, sotterranea, non è certo bassa, anche durante le festività le chat trillano e nulla si ferma: un segretario di un circolo territoriale è stato deferito alla commissione regionale di garanzia da un ex consigliere regionale, pronto a tentare la corsa per il Campidoglio, per un commento su Facebook poco gradito; i circoli di un intero municipio hanno scritto al Commissario Orfini per lamentarsi dell’operato del subcommissario territoriale, ritenuto “assolutamente lontano” dagli interessi del partito territoriale. “Critiche con poco fondamento”, rispondono dalle parti di Orfini: e c’è chi risponde che basterà aspettare. Perché il 2016 sarà l’anno “dell’apocalisse del Pd Roma”.

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