Amnesty International contro la Russia: «Nei raid in Siria uccisi centinaia di civili»

“Centinaia di civili” sono stati uccisi nei raid aerei russi in Siria. Le accuse a Mosca arrivano da Amnesty International che in un rapporto cita testimoni e attivisti. La Russia interviene nel Paese arabo dallo scorso 30 settembre con l’obiettivo dichiarato di colpire l’Is e i gruppi “terroristici” su richiesta del regime di Bashar al-Assad. L’organizzazione denuncia come nei raid aerei russi in Siria siano rimasti uccisi “centinaia di civili” e come le operazioni, che potrebbero costituire “crimini di guerra”, abbiano provocato “ampia distruzione in zone abitate”. Un nuovo rapporto si concentra in particolare su sei raid nelle province di Homs, Idlib e Aleppo, effettuati tra settembre e novembre, nei quali – stando all’organizzazione – sono rimasti uccisi almeno 200 civili e una decina di combattenti. Amnesty afferma di aver “analizzato da remoto” in totale oltre 25 attacchi russi in cinque zone tra il 30 settembre e il 29 novembre e i risultati dell’inchiesta dimostrano “gravi mancanze” da parte della Russia “nel rispetto delle leggi umanitarie internazionali”.

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ANSA

LA DENUNCIA DI AMNESTY INTERNATIONAL

Nel rapporto l’organizzazione chiarisce di aver analizzato operazioni russe anche nelle province di Hama e Latakia e precisa di aver “intervistato telefonicamente o via Internet 16 testimoni degli attacchi”, compresi alcuni medici. L’organizzazione precisa di aver “ottenuto ed esaminato” immagini delle zone degli attacchi e “pareri di esperti di armi”. In uno degli attacchi documentati da Amnesty, il 29 novembre 49 civili sono stati uccisi e molti altri sono rimasti feriti quando tre missili hanno colpito un mercato ad Ariha, nella provincia di Idlib. Stando alle testimonianze raccolte, l’organizzazione sottolinea come nelle “vicinanze” non vi fossero “obiettivi militari”. Il gruppo accusa anche la Russia di aver utilizzato “bombe non guidate in zone abitate” e “munizioni a grappolo”. “Alcuni raid aerei russi sembrano mirare direttamente ai civili o a obiettivi civili, perché colpiscono le zone abitate dove non ci sono obiettivi militari evidenti e, persino, strutture sanitarie, provocando morti e feriti tra i civili – afferma Philip Luther, direttore di Amnesty per il Medio Oriente in un comunicato – Questi attacchi potrebbero costituire crimini di guerra”.

(Photocredit copertina: ANSA)

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