In Kenya i musulmani hanno difeso i cristiani col loro corpo

Non c’è solo intolleranza fra cristiani e mussulmani: succede che nel Kenya del nord-est i cittadini di religione islamica si schierino a difesa dei cristiani attaccati dalle brigate somale di al-Shabaab. Uno dei tanti casi, non è la prima volta che questo accade: in questo caso, i miliziani volevano impedire ai cristiani di salire sull’autobus. E i cittadini mussulmani hanno risposto: lo stesso biglietto, lo stesso diritto. 

IN KENYA I MUSSULMANI HANNO DIFESO I CRISTIANI COL LORO CORPO

“La popolazione del nord del Kenya”, fa notare la Stampa, è stufa delle continue incursioni della milizia islamista somala, nonostante tutti i cittadini della regione siano di prevalente religione mussulmana; ed è il Kenya che, recentemente, Papa Francesco ha scelto come luogo della sua visita in Africa. Il Corriere della Sera racconta cosa sia successo.

Nell’aria fredda dell’alba non sono riusciti a dividerli: i musulmani in piedi, i cristiani a terra. I primi liberi di risalire sul pullman. I secondi sdraiati sul ciglio della strada, aspettando il proprio turno e un proiettile alla tempia, come era successo ai passeggeri di un altro bus nel novembre scorso, sulla stessa via nel Nordest del Kenya al confine con la Somalia. Com’era successo agli spaccapietre di una cava poco più a nord nel dicembre 2014. E agli studenti della non lontana università di Garissa nell’aprile di quest’anno. No, loro alle 6 e 45 del mattino non si sono lasciati sorprendere e dividere: con lo stesso biglietto, lo stesso diritto, scambiandosi addirittura gli abiti per ingannare gli assalitori, hanno sfidato insieme la morte e insieme sono sopravvissuti (quasi tutti) davanti ai miliziani di al-Shabaab pronti alla strage.

La storia è stata confermata dai media locali, come The Nation, che ha intervistato gli autisti della compagnia presenti sul luogo dell’attentato.

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L’inseguimento, una sventagliata di mitra, tre persone ferite, una morta, il pullman Nairobi-Mandera che si ferma, la gente che scende secondo il racconto fatto al quotidiano keniano The Nation dal vice capo della polizia Julius Otieno e dal governatore della provincia Ali Roba. Un passeggero cerca di fuggire nella boscaglia ma i ragazzi di al-Shabaab, il gruppo affiliato ad Al Qaeda basato in Somalia (il nome significa «i Giovani»), lo uccidono sparandogli alla schiena. Fanno capire che non scherzavano. Che è questione di vita o di morte. Poi cercano di dividere il gruppo in base alla religione: «I non cristiani possono risalire bordo». E nessuno si è mosso. La risposta, secondo il governatore: «Uccideteci tutti, o lasciateci andare». Un testimone di nome Abdirahiman ha detto al quotidiano The Standard che, quando si sono accorti dell’attacco, i musulmani sul pullman da sessanta posti avevano già cercato un modo per proteggere i cristiani: «Ad alcuni abbiamo dato i nostri vestiti, per impedire che fossero individuati per l’abbigliamento».

Nonostante l’impegno dei mussulmani, le milizie hanno comunque ucciso due persone, due passeggeri che si sono rifiutati o non hanno accettato di professare la fede islamica, di recitare la Shadada. Il segretario generale del Consiglio Supremo dei Mussulmani kenyoti ha parlato al quotidiano del Kenya.

“I terroristi non hanno frontiere, religioni, razza. I terroristi non hanno fede. Siamo rimasti con i nostri fratelli cristiani per tutto questo tempo e continueremo a farlo. Dobbiamo custodirci gli uni gli altri”.

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