I crediti deteriorati schiacciano l’economia italiana

Creditori deteriorati

I crediti deteriorati delle banche italiane sono una montagna che schiaccia la nostra economia. Il nostro Paese, caduto per due volte in recessione, non si è ancora ripreso con tassi di crescita sostenuti, e negli istituti di credito sono aumentate le sofferenze causate da clienti, aziende e nuclei familiari, incapaci di ripagare i mutui contratti.

CREDITI DETERIORATI DEFINIZIONE

Nel 2015 i crediti deteriorati dovrebbero crescere del 2,7% secondo i dati diffusi da Abi in collaborazione con gli uffici studi delle principali banche italiane. L’aumento sarà inferiore rispetto alla crescita registrata nel 2014, un primo segnale positivo secondo Abi che sarà confermato l’anno prossimo dal primo calo dei crediti deteriorati previsto nel 2016. A giugno del 2015 lo stock dei crediti deteriorati delle banche italiane era pari a 337 miliardi di euro, 10,8% in più di un anno prima e il 17,5% dei crediti totali concessi ai clienti. Abi ha rilevato nei primi sei mesi del 2015, caratterizzati da discreti anche se ancora deboli tassi di crescita del Pil, +0,4 e +0,3%, ci sia stata un’inversione di tendenza, con il con il tasso di decadimento dei nuovi crediti deteriorati in rapporto ai crediti in bonis al 3,8%, minimo dal terzo trimestre del 2008. L’Abi stima una diminuzione per il rapporto tra sofferenze e impieghi, per la prima volta dal 2008, che dovrebbe riportare la qualità degli attivi degli istituti di credito sui livelli del 2014. La flessione del 3,2% delle sofferenze lorde prevista per il 2017 è comunque stimata su ipotesi di crescita piuttosto ottimistiche: +1,5% nel 2016 e +1,6% nel 2017.

CREDITI DETERIORATI BANCA D’ITALIA

I crediti deteriorati sono uno dei problemi principali della nostra economia da ormai diverso tempo. La prima criticità è il loro livello particolarmente elevato, ben superiore alla media dei Paesi UE. Giovanni Sabatin, direttore generale di Abi, ha evidenziato come la percentuale dei crediti deteriorati negli istituti italiani fosse superiore di oltre 12 punti percentuali rispetto alla media europea. Un aspetto rimarcato più volte tanto dalla Banca d’Italia, quanto da Mario Draghi, in un recente intervento del presidente della Bce. Un ulteriore problema è rappresentato dall’importanza dei prestiti a famiglie e imprese per gli attivi delle banche, oltre il 50% per le banche italiane. Una percentuale ben superiore anche in questo caso rispetto alla media europea. Gli istituti di credito del nostro Paese fanno investimenti meno rischiosi, ma che sono diventati comunque altamente critici a causa della recessione. La sottocapitalizzazione del nostro sistema produttivo, e il bancocentrismo che caratterizza l’economia italiana, ha accentuato l’impatto dei crediti deteriorati. Per Abi la crescita dell’economia, che renderà più facile per le aziende e per la famiglie accendere mutui così come ripagarli, dovrebbe stabilizzare la situazione e riportala a livelli precrisi, anche se solo a partire dal 2020.

Photo credit: Ansa/ Franco Silvi

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