Chi pagherà per tenere aperto il Colosseo?

Per il Colosseo nel 2016, il bilancio della Soprintendenza per i Beni Archeologici romani stanzia la bellezza di euro zero per la conservazione del monumento; il più famoso del mondo, il più celebre della città che da solo, fra biglietti e ingressi, è in grado di finanziare l’intero patrimonio archeologico della città, rimane a secco. Senza questi fondi, una “normale e regolare” apertura dell’Anfiteatro Flavio è messa a rischio: parliamo di un sito che accoglie qualcosa come 15mila ingressi al giorno.

PER LE ATTIVITÀ DEL COLOSSEO ZERO EURO NEL 2016: CHI PAGHERÀ?

Spiega il Messaggero nella Cronaca di Roma che senza questi stanziamenti sono a rischio quelle “attività di cura, pulizia, pronto intervento, monitoraggio, sicurezza e conservazione quotidiana” che vengono effettuate da ditte di operai specializzati. I conti precisi sono già sul bilancio ufficiale, che deve essere sì approvato, ma che è già stato pubblicato.

Per l’anno del Giubileo i tecnici avevano chiesto un finanziamento di almeno 1,5 milioni di euro. La risposta della Soprintendenza statale è: zero. Scritto nero su bianco nel bilancio 2016 firmato dal soprintendente Francesco Prosperetti, approvato dal Cda, non ancora vagliato dal Collegio Romano ma già sui tavoli del Ministero delle Finanze e pubblicato sul sito istituzionale. Il confronto con gli anni precedenti è pesante. Nel 2015, per la stessa attività, la Soprintendenza aveva stanziato 600mila euro solo per la manutenzione. Dato invariato per 2014 e 2013. Le cifre si impennano nel 2012 (900mila euro) e nel 2011 (1 milione). Ma non è l’unico dato singolare al Colosseo. Per l’Anfiteatro Flavio e l’arco di Costantino, su 11 proposte di scavi e indagini preliminari, interventi conservativi, progettazione, adeguamento per messa in sicurezza per complessivi 7.420.000 euro, sono state finanziate le meno urgenti per un totale di appena 340.000 euro. Vero che il Colosseo vanta la sponsorizzazione di Diego Della Valle da 25 milioni di euro. Ma quelli sono fondi vincolati a progetti specifici (restauro delle facciate, degli ipogei e la realizzazione del centro servizi esterno) sulla base di un contratto del 2011, ed erogati solo in base all’avanzamento dei lavori. Risorse che non possono essere “spostate”. Pensare che negli ultimi anni le risorse della Soprintendenza indirizzate al Colosseo si sono attestate intorno a 1,4 milioni di euro. In sostanza, il monumento principe d’Italia, che garantisce introiti annuali blockbuster da 55 milioni di euro e che da solo mantiene tutto il patrimonio archeologico statale di Roma, riceverà appena 340mila euro. E nessun euro per la manutenzione conservativa. 

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Gli altri monumenti, per ragioni da chiarire, sono invece correttamente finanziati.

 Molto meglio è andata al Palatino che conquista 10,7 milioni di euro. Per il colle degli imperatori arriva sì una sforbiciata sulla manutenzione (1,6 milioni a fronte dei 2,4 del 2015), ma nel capitolo “scavi e restauri” piovono ben 5 milioni per cosiddetti «interventi di valorizzazione» assegnati allo stesso Prosperetti. Per il futuro ristorante al Museo Palatino sono in bilancio già 500mila euro, più i 400mila per far traslocare la biblioteca a Palazzo Altemps. Per l’Appia Antica, su 13 proposte per complessivi 7.120.000 euro, è previsto un piano da 1,5 milioni. Per fortuna non è stato lasciato a zero il capitolo per gli interventi conservativi manutenzione (con 500mila euro, a fronte dei 900mila arrivati nel 2015) e per gli interventi conservativi. Sono perciò salve le aperture al pubblico. Ma i cantieri più urgenti non sono stati presi in considerazione. Un capitolo a sè è rappresentato dalla Domus Aurea: su 8 proposte avanzate dai funzionari per complessivi 4.750.000, la Soprintendenza ne finanzia 4, con 1.370.000 euro.

 

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