«Etruria in crisi premiava a pioggia i dipendenti»

19/12/2015 di Redazione

«Etruria era già in crisi, ma dava premi a pioggia ai suoi dipendenti». Questo è quanto emerge dalle carte di Bankitalia, come riporta Fabio Tonacci sul quotidiano “La Repubblica“.

«BANKITALIA IN CRISI DAVA PREMI AI DIPENDENTI»

Era il 27 settembre 2013. La Banca Etruria stava già quasi al collasso, le sofferenze sui crediti avevano oltrepassato i due miliardi di euro. Alle filiali territoriali fu allora ordinato di vendere 110 milioni di obbligazioni subordinate. In pratica, spiega “Repubblica”, “l’ultima, disastrosa mossa per tenere a galla il “Titanic””:

Eppure, quel 27 settembre, il consiglio di amministrazione della Popolare si sente in vena di delibere generose. Scrivono gli uomini di Bankitalia nel verbale della terza, e ultima, ispezione. «La banca ha elargito 2,1 milioni di euro di premi per il personale per il conseguimento di traguardi importanti». E ancora: «Negli ultimi cinque anni gli emolumenti per tutti i membri del cda ammontano a 14 milioni di euro». Non sono semplici osservazioni, ma fatti che spingono l’ispettore della vigilanza Giordano di Veglia a chiedere l’avvio di una procedura di sanzione per anomalie nelle «politiche e prassi di remunerazione e incentivazione» del gruppo bancario. Tutto il cda potrebbe essere multato, compresi il presidente Lorenzo Rosi, il suo vicario Alfredo Berni e il vicepresidente Pier Luigi Boschi. Il padre del ministro delle Riforme. Il verbale che riassume gli esiti del lavoro del pool ispettivo dall’11 novembre al 27 febbraio non riguarda soltanto la gestione dissennata del credito deteriorato (le fidejussioni inefficaci, la media esageratamente alta di 550 pratiche in mano a ciascuno funzionario, le documentazioni carenti, i ritardi). La parte delle spese deliberate dal Cda è altrettanto corposa. Si parte dai 2,1 milioni di premio a pioggia su tutti i dipendenti (in media è circa un migliaio di euro a testa) per «importanti traguardi raggiunti».

ETRURIA E LE CARTE DI BANKITALIA

Non è però chiaro quali siano questi traguardi. Invece, se si tratta di “incentivazione”, non è possibile non collegare quei premi agli sforzi che in quell’anno i manager della Popolare chiedevano ai loro lavoratori. Compreso quello di vendere le subordinate pericolose. Ma non solo. Secondo quanto scrive Tonacci, emergono anche 15 milioni di euro spesi in “consulenze e servizi” dei quali non c’è “piena rendicontazione”. Oltre ai 14 milioni per gli emolumenti complessivi del cda dal 2008 al 2013:

«Ci sono poi i 185 milioni di euro di prestiti concessi con il fido dai consiglieri, di cui 18 milioni finiti in perdita (due pratiche, una da 5,6 milioni e l’altra da 3,4 milioni sono intestate al consigliere Luciano Nataloni, indagato dalla procura di Arezzo per “conflitto di interessi” insieme a Lorenzo Rosi). Un paragrafo a parte è dedicato alla buonuscita del direttore generale Luca Bronchi, che è stato in carica fino al primo luglio 2014. Per lui il cda delibera una ricca liquidazione da 900 mila euro, nonostante il 2013 si fosse chiuso con una perdita di 300 milioni di euro, e nel 2014 il bilancio sarà ancor più disastroso con 517 milioni di buco. Secondo il verbale ispettivo di Bankitalia, Bronchi deve essere sanzionato per «carenze nel governo, nella gestione e nel controllo dei rischi». E’ l’unico, nell’elenco degli amministratori per cui si chiede la multa, cui è stato dedicato un paragrafo a parte e le contestazioni a suo carico sono una decina. Le controdeduzioni dei manager sono state già redatte e portate a Palazzo Koch, che ora ha tempo fino a marzo per decidere se procedere lo stesso con la sanzione e, nel caso, valutarne l’entità»

TUTTE LE OMBRE SU ETRURIA –

Per mancanza di controlli è sotto accusa anche il “collegio dei sindaci”. Compreso Massimo Tezzon, ex dg della Consob (l’istituto che ha autorizzato anche le subordinate di Etruria, ndr). Un punto debole di Etruria era anche l’adeguamento alla normativa antiriciclaggio:

«Nella precedente ispezione (la seconda, nel 2013) erano saltati fuori rapporti con clienti da regolarizzare. Scrive Di Veglia: «A dicembre 2014 permangono circa 25mila rapporti da regolarizzare (di cui 5.000 conti correnti e 5.000 dossier titoli), sui quali sono state effettuate, nel secondo semestre 2014, 1.200 forzature con 360 operazioni di importo superiore ai 1000 euro. Anche l’ individuazione del titolare effettivo presenta anomalie: a dicembre i rapporti continuativi per i quali il titolare effettivo è stato dichiarato inesistente ammontano a più di 20.000». Ma in quel dicembre di un anno fa, la normativa antiriciclaggio era l’ultimo dei problemi di Banca Etruria», conclude Repubblica.

 

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