Come funzionava la “mafia delle buche” a Roma

La mafia e la camorra, dicevano gli imprenditori che volevano lavorare nel settore della manutenzione stradale a Roma, “funzionano così, che credi”: è la “mafia delle buche“. E i 7 arresti disposti dalla Procura di Roma per altrettanti funzionari pubblici parlano di un sistema che era monopolizzato da alcune grandi aziende che esercitavano un gigantesco potere di blocco nei confronti delle altre piccole realtà, che volevano avere la possibilità di partecipare agli appalti.

COME FUNZIONAVA LA “MAFIA DELLE BUCHE” A ROMA

Questo, racconta il Messaggero nella Cronaca di Roma, non era possibile:

I due, intercettati dal Noe, il 29 novembre scorso, dicono che dietro la malagestione degli appalti si nasconderebbe una sorta mafia, capace di porsi con atteggiamento minaccioso nei confronti delle società minori. In sostanza, le gare, soprattutto per la manutenzione delle strade, verrebbero effettuate in violazione della normativa: imprese non invitate entrerebbero in Ati con quelle rivali legittimate a partecipare, in modo da poter ugualmente concorrere, «agendo nei confronti delle ditte piccole con modalità estorsive», scrivono gli investigatori in un’informativa. «Quello dice: vuoi lavorare? Allora ti devi associare con me», racconta Serafini al collega, e aggiunge: «Guarda che mafia e camorra funzionano così». Secondo il tecnico, e anche secondo gli inquirenti, oltre a Martella ci sarebbero pochi altri imprenditori. «Quelli c’hanno il monopolio – continua il funzionario – Sulle strade hanno il monopolio! Prendono l’impresetta del c…, che non saprebbe come affrontare l’appalto, e dicono: mettite in società con me, ci penso io, non ti preoccupà»

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Inizialmente, la procura ragionava su 33 appalti sospetti; oggi, il numero dei casi sotto attenzione si sarebbe letteralmente “impennato”.
In questi giorni dal Campidoglio e dai Municipi hanno fatto arrivare in Procura un dossier che riassume tutte le opere curate dal gruppo d’imprese sospettato di detenere il monopolio degli interventi, il Gruppo Martella, il cui dominus, Luigi Martella, è finito in manette un mese fa insieme al suo braccio destro Alessio Ferrari. Ora, i lavori su cui i pm stanno indagando sono più di 50. A descrivere gli atteggiamenti dispotici delle imprese forti, sono Stefano Serafini, funzionario del Comune in servizio al Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana, indagato, e un collega.
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