Stefano Cucchi: che succede dopo la sentenza della Cassazione

Martedì la Cassazione ha annullato con rinvio la decisione della corte di appello di assolvere 5 medici per il caso di Stefano Cucchi, riaprendo quindi a un secondo appello che riscrive la storia del processo e anche della morte del ragazzo, nel 2009.

COSA SIGNIFICA LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE SUL CASO STEFANO CUCCHI

Ecco cosa significa la sentenza della Cassazione su Stefano Cucchi, lo spiega il Messaggero in edicola

Uno dei problemi principali su come il giovane geometra fu curato riguarda le fratture alla colonna vertebrale refertate dal Fatebenefratelli ma poi considerate ”datate” dal Pertini che tenne in cura il giovane. Se oggi la richiesta di incidente probatorio del pm Giovanni Musolino sembra ipotizzare l’esistenza di fratture recenti «di massimo sette o dieci giorni», dopo la riesumazione, avvenuta nel 2010, i medici nominati dalla procura conclusero che le lesioni riportate dal geometra romano non erano recenti e che la morte era avvenuta per brachicardia (quella perizia fu pesantemente criticata dalla famiglia Cucchi). Di diverso avviso il professor Vittorio Fineschi, perito di parte civile, poi confermato dal più recente parere pro veritate del prof. Masciocchi, per il quale dall’analisi del cadavere viene evidenziata una lesione nuova e un’altra che non sarebbe stata nemmeno presa in esame dai consulenti del pm. Sarà ora il nuovo processo a stabilire se vi sia stato errore o sottovalutazione medica rispetto alle condizioni di salute di quel ragazzo, Stefano Cucchi, che arrivò denutrito e dolorante in ospedale e non ne uscì vivo.

In sostanza viene ribaltata la tesi che quella dei medici fu, come l’ha chiamata il pg della Cassazione, semplice sciatteria. Di cosa si trattasse invece, ora, dovrà deciderlo un nuovo processo chiamato a stabilire una nuova verità:

a picchiare il ragazzo sarebbero stati i Carabinieri e le indagini – parallelamente al nuovo processo di appello – dovranno ora focalizzarsi sul punto più delicato e finora rimasto l’enigma di questa storia: stabilire se ad uccidere Stefano Cucchi siano stati i medici con cure non adeguate o gli uomini dell’Arma, o persino entrambi nel caso in cui ai militari fosse contestato l’omicidio preterintenzionale.

Una decisione in linea con il lavoro della procura di Roma, che proprio nei giorni scorsi aveva iscritto al registro degli indagati un gruppo di carabinieri accusati di aver pestato Stefano Cucchi, anche grazie alla famosa intercettazione agghiacciante che ha fatto in breve tempo il giro della rete

Stefano Cucchi picchiato da tre carabinieri nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009. Un pestaggio violentissimo, che potrebbe averne provocato la morte, raccontato da uno dei tre carabinieri a quella che oggi è la sua ex moglie. La donna ha riferito in procura ciò che il marito le aveva raccontato di quella notte, in particolare una frase: «Gliene abbiamo date tante a quel drogato…».

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