Thailandia: crea un gruppo su Facebook e rischia 32 anni di carcere

Un thailandese rischia 32 anni di carcere per aver creato un gruppo su Facebook nel quale si esagerava con le critiche al governo. La giustizia della dittatura militare lo ha raggiunto in fretta e ora rischia di passare il resto della vita in carcere.

Bhumibol Adulyadej as they sing songs to celebrate his 88th birthday at the Siriraj hospital where the King has been staying for months in Bangkok on December 5, 2015. Thai King Bhumibol, the world's longest reigning monarch who is regarded as a demi-god by many Thais and considered a unifying force in a politically turbulent nation, turned 88 on December 5, 2015. AFP PHOTO / Christophe ARCHAMBAULT / AFP / CHRISTOPHE ARCHAMBAULT        (Photo credit should read CHRISTOPHE ARCHAMBAULT/AFP/Getty Images)
Re Bhumibol Adulyadej è venerato da un buon numero di thailandesi (Photo credit CHRISTOPHE ARCHAMBAULT/AFP/Getty Images)

LA THAILANDIA È PERICOLOSA PER CHI USA I SOCIAL NETWORK –

Thanakorn Siripaiboon è stato arrestato per aver creato la pagina «Istituto Nazionale delle camice rosse», con un chiaro riferimento a uno due partiti (rossi e gialli) maggioritari nel paese. La cosa non dev’essere piaciuta alla giunta militare che ha preso il potere l’anno scordo e che esercita una feroce censura, così l’uomo si è ritrovato accusato di lesa maestà, sedizione e crimini informatici. Non basta, altri 20 tra amministratori e frequentatori del gruppo sono sotto indagine, basta infatti aver messo un «mi piace» al post sbagliato per finire nel mirino dei censori militari.

ACCUSE LUNARI PER TUTTI –

L’uomo, residente in una cittadina non lontana dalla capitale, è infatti accusato tra le altre cose di aver messo un «mi piace» a un’immagine di re Bhumibol Adulyadej, che lo metteva in cattiva luce, poi condivisa da 608 persone. Thanakorn avrebbe confessato e ora rischia una condanna fino a 32 anni, un po’ eccessiva per un operaio che in effetti non ha insultato nessuno, ma la legge thailandese è severa nel proteggere la reputazione del monarca e i militari ne approfittano, anche perché criticare la giunta militare significa criticare il re e via così.

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PROTEGGERE I CORROTTI O IL RE? –

A disturbare di più, secondo gli osservatori locali, è stato però un post sulla storia di Rajabhakti Park, una lottizzazione gestita dai militari e annegata nella corruzione, che Thanakorn avrebbe ammesso di aver pubblicato per «incitare» gli appartenenti al gruppo ad opporsi ai militari. Da qui la sedizione, anche perché i militari hanno detto di aver preso il potere per combattere la corruzione. Per i crimini informatici invece non si sa, ma pare che basti usare un computer per ritrovarsi anche questa accusa.

(Photocredit copertina: CHRISTOPHE ARCHAMBAULT/AFP/Getty Images)

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