Banca Etruria, come siamo arrivati alla situazione attuale?

Il valore delle azioni e delle obbligazioni subordinate di Banca Etruria è stato azzerato dopo la decisione del Consiglio dei ministri di “salvare” gli istituti di credito in crisi: oltre a Banca Etruria, anche Banca Marche, Cariferrara e Carichieti. Chi aveva acquistato azioni e obbligazioni subordinate di un certo tipo, ad oggi, non possiede più nulla. «Ma quando sono cominciati i guai della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio?» ragiona Federico Massaro sul Corriere della Sera.

Il 17 febbraio 2012 può essere considerata una data-simbolo. Quel giorno l’istituto aretino comunicò di avere disdettato il contratto con l’agenzia Fitch per l’assegnazione del rating, ossia il giudizio sulla sua affidabilità finanziaria. Nella nota, Banca Etruria riconosceva che «l’attuale scenario di mercato non offre opportunità di accedere al funding sui mercati istituzionali». In sostanza, gli operatori specializzati – a cominciare dalle altre banche – non le prestavano più denaro.

In un contesto già segnato dalla crisi del debito e da uno spread inclemente i piccoli istituti tiravano avanti solo grazie ai fondi della Bce, ma Banca Etruria aveva problemi più seri.

Fu in questo contesto che maturò un piano di emissione di bond, compresi quelli subordinati, i più rischiosi perché parificati alle azioni in caso di fallimento. Una vendita al pubblico retail, a cominciare dalla sua stessa clientela

Gli investitori potevano conoscere lo stato di salute della banca?

In teoria era tutto scritto nei prospetti informativi, quelli che ogni investitore sarebbe tenuto a leggere prima di sottoscrivere. Solo che non c’erano soltanto i prospetti. C’erano soprattutto i supplementi, pubblicati poche settimane dopo i documenti di base, con i dati aggiornati — e peggiorati — sotto il profilo dei conti, dei crediti deteriorati, del capitale

Analizzando uno dei bond diventati carta straccia con la risoluzione di Banca Etruria, cioè quello da 60 milioni a scadenza 2018 e tasso del 3.5%

Il prospetto di base è del 22 aprile 2013. Il 18 giugno arrivò un primo supplemento di 35 pagine, a dicembre ne sarebbe arrivato un altro di ben 85 pagine. Con quali fatti nuovi? A giugno spiccavano i rischi di credito, con i crediti deteriorati lordi saliti al 29%: ovvero quasi un debitore su tre aveva difficoltà a pagare, più del doppio della media del sistema.

A dicembre poi i crediti avariati arrivavano al 32% del totale, per una cifra complessiva di 2.7 miliardi di euro. Numeri che avevano portato Bankitalia ad imporre alla banca una fusione. I dati per arrivare a capire cosa sarebbe successo c’erano tutti, ed erano anche scritti nei prospetti e nei supplementi da firmare per l’acquisto dei bond. Ma chi li ha letti? E soprattutto, perchè è stata permessa la vendita di questi titoli?

[Foto Copertina: Ansa]

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