Incitò il figlio a picchiare a morte un pakistano: 21 anni di carcere

Tor Pignattara, l’omicidio del pakistano scuote ancora il quartiere, e qui se lo ricordano tutti. Ucciso perché cantava troppo. Ucciso da un ragazzino di 17 anni mentre il padre lo incitava dalla finestra: «gonfialo»

LA SENTENZA

Oggi è arrivata la sentenza per quel padre istigatore, e ne parla Il Messaggero

Le indagini, e poi il processo hanno portato invece a un’altra verità. Ieri la sentenza per il padre, Massimiliano B., 48 anni. La III Corte di Assise, presidente Evelina Canale, ha accolto le richieste del pm, Mario Palazzi: ossia 21 anni di carcere. Nessuno sconto per lui. Daniel, adesso appena diciottenne, invece potrebbe tornare presto libero. La corte di appello ha appena riformulato la condanna a otto anni, sempre per omicidio volontario, sostituendo la pena con due anni di messa alla prova in una comunità .

CHI ERA LA VITTIMA

La vittima di questo orrore si chiamava Shahzad e quella notte cantava, forse disperato per la morte del madre.

Cantava e forse piangeva. Aveva perso il padre da poco e chi lo conosceva temeva che fosse sprofondato nella depressione. Per Massimiliano B. invece disturbava e basta. Così si era affacciato alla finestra e gli aveva tirato una bottiglietta piena acqua. «Li mejo mortacci tua. A testa de c…vattene», urlava. In quel momento è arrivato il figlio in bici. «Gonfialo, ammazzalo…», allora l’ha sobillato.

E lui l’ha fatto

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