Il grande cuore di Jovetic: paga l’operazione al connazionale Raičević

Siamo abituati a sparlare dei calciatori straricchi e viziati. Delle loro passioni per le veline, delle loro bravate fuori dalla discoteca, di intemperanze in campo e sfuriate negli spogliatoi. Ogni occasione è buona per giudicarli male, siamo sinceri.

Poi, arriva Stevan Jovetic. E spariglia le carte. Ce lo racconta bene, con parole sentite, il collega Matteo Brega, sulla Gazzetta dello Sport. Ma è il sito dell’Uefa a svelarci tutto, per volere di Milivoje Raičević.

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Poco meno di un mese fa l’attaccante dell’Inter era in Montenegro, per preparare la partita della sua nazionale contro la Macedonia, a Skopje. Incontra l’amico Anto Drobnjak, ex attaccante e ora assistente allenatore della nazionale montenegrina e soprattutto ds del Buducnost Podgorica, squadra che lo lanciò nel 1990 e a cui è tornato. Drobnjak negli anni ’90 si fece un nome in Francia, dove riparò a causa della guerra (era una delle punte di diamante della Stella Rossa di Belgrado) e tenne spesso una media di un gol ogni due partite. Ammirazione e amicizia reciproca, quindi, legano i due. E Drobnjak in quei giorni è amareggiato: un suo giocatore, un centrocamopista classe ’93, piedi buoni e tanta grinta, con il vizio del gol, è fermo ai box. Si è infortunato due mesi e mezzo prima, il 26 agosto, nel match della serie A montenegrina contro il Bokelj. Il responso degli esami è durissimo: rottura dei legamenti, come Jovetic nel 2010.

Succede. Ma Milivoje guadagna appena 15.000 euro all’anno, a Stevan per fare la stessa cifra non servono neanche due giorni (e fino a un anno neanche in uno). La società è in ristrettezze, l’assicurazione copre in proporzione al valore del calciatore (costa 200.000 euro il cartellino di Raičević), il giocatore non ha i soldi per operarsi. A 22 anni sembra aspettarlo solo il ritiro dal calcio e anche un futuro con qualche difficoltà motoria. Jovetic rimane colpito, all’amico di sempre, che ha 20 anni più di lui, non dice nulla, forse per pudore. A lui nessuno nega nulla e così trovare il numero di telefono del ragazzo è un attimo. Lo chiama. E lo salva, anche perché Milivoje si svincola il prossimo anno. E senza l’aiuto dell’illustre sconosciuto, sarebbe rimasto solo. E senza un soldo.

Quando ho sentito al telefono la sua voce nemmeno ci credevo – ha raccontato Raicevic a Uefa.com –. Ha organizzato un incontro con il dottore che lo aveva curato quando si fece male nel 2010 e ha coperto tutte le spese mediche per le visite e l’operazione. Tutto quello che posso fare, oltre a ringraziarlo, è promettergli che sarò pronto per la prossima stagione e che ogni gol che segnerò sarà dedicato a lui.

Mette a disposizione risorse e esperienza, la seconda punta nerazzurra. Manda il connazionale ad Augsburg dal professor Hans-Wilhelm Müller-Wohlfahrt, il suo medico di fiducia che l’ha rimesso in piedi quando, anche lui, vedeva di fronte a sé un futuro pieno di speranze deluse. Poi arriva l’operazione a Novi Sad in Serbia dal professor Miroslav Milankov. E a spese del campione è anche il lungo percorso riabilitativo del giovane collega.

Dalle parti di Podgorica, in Montenegro, peraltro, non sono nuovi a certi gesti. Miodrag Bozovic, attuale tecnico della Stella Rossa e all’epoca della Lokomotiv Mosca, pagò al Mladost Podgorica il soggiorno per il ritiro invernale di Antalya (Turchia), lo scorso febbraio. Mladost e Buducnost: c’è chi attraverso loro gioca uno splendido derby di solidarietà.

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