Kilo Two Bravo, la guerra vista con gli occhi dei soldati. Intervista al regista

Kilo Two Bravo è un film di Paul Katis, presentato nella sezione After Hours del 33esimo Torino Film Festival. Angosciante e claustrofobico, Katis riesce nell’impresa impossibile di girare un film in tre metri quadri, non solo non annoiando lo spettatore, ma facendolo rimanere col fiato sospeso dall’inizio alla fine. Abbiamo scambiato due chiacchiere con il regista del film per tentare di capire meglio come sia riuscito in tutto questo.

 

Perchè il cinema inglese rappresenta in modo così diverso il conflitto in Afghanistan rispetto a quanto abbiamo visto ad Hollywood?

 

Beh credo che “The Hurt Locker” sia l’unico simile a “Kilo Two Class”, concentrandosi sulle storie dei soldati piuttosto che sui grandi temi della politica. Facendo questo film non volevo chiedermi se la presenza in Afghanistan fosse giusta o sbagliata, volevo solo osservarla dal punto di vista dei soldati. (0.33)

 

Ha dichiarato di essere “politicamente agnostico”, cosa intendeva?

 

Significa che molto spesso i film di guerra provano ad inculcarti in testa una determinata posizione politica, pro o contro la guerra. Io ho ritenuto fosse più interessante vedere la guerra dal punto di vista dei soldati, perchè a loro non viene chiesto se sono favorevoli o contrari, vengono semplicemente mandati in guerra per svolegere un lavoro e devono comportarsi da professionisti.

 

Come ha lavorato sul cast?

 

Il processo di casting in realtà è stato una gioia, abbiamo lavorato con John e Ros Hubbard, due direttori casting che sono stati in grado di portare al film una sorta di fantastica genuinità. Abbiamo scelto attori provenienti dalla stessa regione, come i veri protagonisti della storia…

 

Quindi non li avete “addestrati”?

 

Beh, un pochino si, avevamo tempi di produzione molto stringenti, ma gli attori hanno trascorso un paio di giorni con i veri paracadutisti che li hanno addestrati, insegnandogli come portare ed utilizzare un fucile. Ma è stato fondamentale anche parlare con loro e farci raccontare cosa avevano vissuto.

 

Come ha fatto a fare un film di guerra senza scene di guerra?

 

Beh questa è la caratteristica del film, non è un film d’azione, ma un low budget, quindi non potevamo permetterci le grandi scene d’azione che si vedono ad Hollywood . Credo che quando ci si trovi intrappolati in quella situazione… è un “single room drama” e si focalizza sulle esperienze dei soldati piuttosto che sull’azione. I film d’azione non si chiedono mai chi sono i protagonisti della vicenda perchè non c’è tempo. In questo contesto invece possiamo scoprirli meglio e capire cosa ha portato dei ragazzi normali a diventare gli eroi che celebriamo oggi.

PAUL KATIS INTERVISTA VIDEO –



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