Cosa c’è dietro lo scontro a sinistra tra Civati e Zedda

Lo scontro è simbolico, al di là dei protagonisti. Dietro la faida a distanza tra Giuseppe Civati, fondatore di Possibile, e Massimo Zedda, sindaco Sel di Cagliari, c’è un nodo irrisolto: quello del rapporto con il Pd. Un dilemma che tormenta i partiti a sinistra del Nazareno, ai massimi storici da quando il nuovo corso a trazione renziana ha sostituito la vecchia Ditta bersaniana. Un nodo che rischia di trascinarsi anche in vista delle prossime Comunali. E che, almeno per ora, ha allontanato Civati dal progetto parlamentare di Sinistra italiana, il gruppo lanciato da Sel e altri ex dissidenti dem, da Fassina e D’Attore.

CIVATI-ZEDDA, COSA C’ DIETRO L’ULTIMO SCONTRO A SINISTRA –

«Gli atteggiamenti di Fassina o Civati? Sanno più di fidanzati mollati in malo modo, che di grande slancio politico», ha attaccato il sindaco cagliaritano, a margine di un convegno sulle riforme costituzionali dal capoluogo sardo, con accanto anche il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato. Frasi che Civati ha poco gradito, con tanto di replica dal proprio blog: «Mi dispiace che si usi il dileggio nei confronti di chi ha fatto una scelta impegnativa, da parte di esponenti di Sel che dovrebbero salutarla con favore. Dispiace perché era già successo a luglio, quando mi fu detto che non mi dovevo occupare di Sardegna perché sono di Monza». Tradotto, quanto Civati mise in discussione il suo appoggio alle elezioni 2016 allo stesso Zedda. Il sindaco che punta a inseguire il bis con la stessa coalizione a supporto. Quindi, con il sostegno del Pd. Già in estate si scatenò una bagarre a sinistra. Con lo stesso Vendola che punzecchiò Civati: «Si comporta come un elefante in cristalleria. In ogni città in cui passa lascia una scia di polemiche e divisioni». Ora l’affondo contro l’ex dissidente dem è arrivato dallo stesso candidato sindaco. Parole al quale Civati ha replicato stizzito: 

«Diciamo che il Pd ha ‘mollato’ il suo programma e molti dei suoi elettori, nonché i propri alleati (fin dall’inizio di questa legislatura). Alcuni di noi, in ragione di questo tradimento, hanno detto basta, perché una relazione così è pericolosa. Non per noi, che non abbiamo l’ossessione per i posti e per il potere, a cui abbiamo saputo rinunciare senza fare una piega. Per il Paese, la sua cultura e la sua politica. E lo diciamo proprio con grande slancio politico, che ci dispiace non condividere con persone come Zedda, che la pensano – mi pare evidente – diversamente»

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CIVATI-ZEDDA, LO SCONTRO E IL NODO IRRISOLTO DELLA SINISTRA EXTRA PD –

N0n sembra un caso che Civati abbia preferito un percorso autonomo per Possibile. Convinto che l’operazione lanciata a Montecitorio da vendoliani e colleghi fuoriusciti dal Pd sia un’operazione troppo legata al palazzo, politicizzata, verticistica. E senza aver prima risolto il dilemma dei rapporti con il Nazareno in vista delle prossime elezioni. «Non si può attaccare il Pd a Roma e stringere accordi sui territori», viene ribadito in casa Possibile.

Nemmeno Zedda condivide l’operazione di Si, ma per motivi diversi, opposti. Perché, come l’altro sindaco arancione, il milanese Giuliano Pisapia, è convinto che la sinistra non vada divisa. E che vada coltivata ancora una prospettiva di centrosinistra, al di là dell’Italicum con il premio alla lista, dello spauracchio del Partito della Nazione e di un Pd a trazione renziana. Anche perché Zedda sa bene che i tempi dei laboratori arancioni sono ormai lontani. Senza il Pd, rivincere a Cagliari sarebbe un’impresa. Eppure, il sindaco rischia di finire stretto in una tenaglia. Tra le logiche nazionali e la realtà del suo territorio. Perché se i vertici di Sel sono sempre più lontani dal Pd di Renzi e Sel strapperà quasi ovunque alle amministrative, con le eccezioni della stessa Cagliari e (forse) di Milano, al contrario dal Pd pretendono chiarezza sul percorso politico di Zedda. E non mancano i corteggiamenti per un cambio di casacca, con tanto di passaggio sotto l’egida del Nazareno. Non sembra un caso che tardi ancora l’investitura ufficiale del Pd a Zedda per il secondo mandato, al di là delle promesse.

ZEDDA NEL LIMBO –

Per ora, Zedda resta nel limbo. E divisa è la stessa Sel sarda. Tanto che all’ultima assemblea regionale non è mancata la confusione. L’area che spinge per SI (con il deputato Piras) non ha partecipato al voto con il quale è passata la linea Zedda-Pizzuto (segretario sardo del partito). Ventotto voti (su 108) che hanno dato il via libera alla svolta “sovranista” di Sel Sardegna (alleata con i RossiMori e iRs), che sarà federata a un partito nazionale. Dovrebbe essere la stessa Sel nazionale, che però punta a confluire in qualcosa di più grande, che raccolga le diverse anime a sinistra del Pd. «So che si è formato un gruppo parlamentare che si chiama Sinistra italiana, ma nessuno mi ha avvisato dello scioglimento di Sel e della formazione di un nuovo partito. Suggerirei comunque in una fase così difficile per il nostro Paese, nonostante i mal di pancia e i dissapori, di stare insieme», ha replicato Zedda durante l’iniziativa sulle riforme. Un messaggio diretto sia a vertici di Sel, forse anche un segnale verso il Nazareno. Di certo, una prospettiva ben lontana dall’autonomia dal Pd rivendicata da Civati. 

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