TFF: arriva Dustur, la costituzione italiana riscritta dai detenuti musulmani

Marco è un regista, Samad un ex detenuto. Si sono incontrati nel carcere bolognese Dozza, dove ogni mercoledì si tengono corsi di diritto costituzionale. Marco è Marco Santarelli, regista sensibile e di un documentario civile, anzi quasi civico, capace di leggere dentro le contraddizioni della società per tirarne fuori storie preziose, imprevedibili, illuminanti. Samad è Abdessamad Banaq, che in quel carcere ha passato 4 anni.

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In un mondo che ora si sente in ostaggio di guerre di religioni e civiltà, Dustur, che il prossimo anno andrà in sala grazie a Istituto Luce – Cinecittà, questa intervista e il film che è passato al Torino Film Festival 33, scompagina le carte. Già, perché Samad ti stupisce con riflessioni tra religione e società, tra Costituzione e sharìa, che vanno ben oltre lo stereotipo del fanatico che di sicuro qualcuno gli consegna al primo sguardo se lo incontra in metropolitana. E Marco è un artista che cerca i punti di contatto, senza evitare quelli più complessi da dirimere. E tutto lavorando sulla Costituzione italiana che, pur se disattesa, rimane forse l’eredità migliore del nostro Dopoguerra. Ci confida, Samad, che nei testi religiosi islamici la prima parola è “leggi”. Non “prega, uccidi”. E non rinuncia a dire la sua sugli ultimi fatti, terribili, di Parigi.

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