La fanteria curda è sicura: «Per l’Isis è l’inizio della fine»

Un reportage a firma Cadalanu ci racconta oggi su Repubblica a che punto stanno le truppe che tutti tendono a dimenticare, ma che giocano un ruolo fondamentale nello scacchiere della guerra in Siria, quelle curde.

SIRIA, COSA FANNO I CURDI

L’inviato di Repubblica racconta cosa ha visto e sentito dalla diretta testimonianza di chi Isis lo combatte da tempo

Ma ieri erano le notizie sul fronte siriano a sottolineare che la marcia trionfale dell’Is si è definitivamente interrotta: proprio le milizie dell’Ypg, racconta la Cnn, sono arrivate ad appena una trentina di chilometri da Raqqa. Ad aprire la strada verso la capitale di Abubakr al-Baghdadi sono stati i bombardamenti francesi, moltiplicati da François Hollande dopo gli attacchi terroristici di Parigi. A essi si sono affiancate azioni americane e russe. E secondo testimonianze dei blogger siriani, proprio su Raqqa sono caduti i missili da crociera lanciati dalla flotta russa del mar Caspio, tanto da spingere l’Iraq a chiudere lo spazio aereo ai voli civili.

I movimenti della coalizione internazionale stanno aiutando non poco l’azione dei curdi

Fra i soldati curdi i sorrisi sono diffusi. Non ci sono dubbi: è l’inizio della fine di Daesh. A Erbil, fra i pershmerga in addestramento, l’entusiasmo è alle stelle. «Non siamo soli contro il terrore», dice il generale Tawfiq Dosky, comandante della brigata di artiglieria Katyusha. […] «Mettono cariche esplosive persino dentro il Corano, dentro lattine di Coca-Cola, dentro i cassetti delle case abbandonate », racconta il capitano che guida l’addestramento degli artificieri. Per motivi di sicurezza, i militari italiani non rivelano i nomi e davanti alle tv staccano le targhette di identificazione e si coprono il volto. «Ma i curdi sono straordinari», aggiunge l’ufficiale: «Seguono con attenzione le nostre simulazioni e assorbono in fretta. C’è stato pure chi mi ha fatto notare la traccia di una finta mina che avevo deposto per farli esercitare, due giorni prima. Ed erano stati due giorni di pioggia, avevano cancellato tutto, mi ero persino dimenticato dov’era la bomba da esercitazione ». Guldamir, 29enne caposquadra degli artificieri, è un veterano di Sinjar: «Questo training è prezioso, ci salva la vita. Abbiamo perso tanti compagni per le bombe, persino quando abbiamo vinto le battaglie, a Rabiyah, a Zumar. Anche se agli uomini di Daesh non importa perdere i compagni, noi non siamo come loro. Ma combatteremo comunque fino alla fine, fino a quando il nostro Paese sarà libero».

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