Musulmani a Roma contro L’Isis. L’urlo della giovane Manik: «Non ho paura di voi»

«Isis venite a prendermi se siete in grado». Una ragazza urla ad alta voce, davanti alle telecamere. Manik, tunisina, continua a gridare «no al terrorismo». Fomenta il gruppo dietro di lei. Come un ultrà sulla curva di uno stadio avvia i cori. La ragazza, velata, poco più che ventenne, riprende fiato e continua: «Ci sarò io a difendere qui l’Italia. Io da qui non me ne vado». Poi si ferma. Ripete il suo nome: «Cercatemi. Pensano che abbiamo paura. Noi non abbiamo paura di loro». Roma, Piazza Santi Apostoli, qui i musulmani della Capitale si sono incontrati per Not in my name, la manifestazione internazionale di condanna all’Isis da parte del mondo islamico. Piove ma la folla, circa 700 persone, resiste.

musulmani contro terrorismo
Foto Carboni/Giornalettismo

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MUSULMANI CONTRO ISIS: LE VOCI DI TOR PIGNATTARA

– Sul palco si alternano imam ed esponenti del mondo politico. Sono presenti un po’ tutti, deputati e senatori, senza alcun simbolo politico. Khalid Chaouchi, parlamentare Pd, stringe la mano ad alcune persone sotto il palco. «Bravo non fermarti. Continua ad andare in tv», gli esorta un signore. Khalid è sotto scorta da stamane. Troppe le minacce subite, specialmente in rete. Qualche signora distinta osserva la folla in piazza Santi Apostoli. Non sono molti gli italiani presenti. Eppure a manifestare c’è gente di tutte le età. Tanti i comitati, provenienti da diversi quartieri, come quello di Tor Pignattara, quartiere multietnico, dove un signore sulla cinquantina cerca di spiegare meglio, in inglese, le reazioni dopo gli attacchi di Parigi. «Paura del razzismo? No, l’Italia è un paese solidale. Qui ci aiutiamo tutti l’uno con l’altro. Italiani e no». Sta qui da 10 anni. «Non so spiegarti bene cosa succede nel resto del mondo. Cosa ci sia dietro tutte queste guerre. Quello che possiamo fare è solo spingere per un mondo di pace». Pace è la parola più sdoganata di questa manifestazione. Pace e Corano. Perché in tanti trattengono i giornalisti per spiegare come la loro religione non abbia niente a che fare con l’odio.

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(foto ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

MUSULMANI CONTRO ISIS, LA MAMMA IRACHENA: “I MIEI FIGLI SONO ITALIANI”

– «I musulmani non sono tutti cattivi. Questa guerra, dell’Isis, è contro tutti. Stanno morendo un sacco di persone in mano loro, anche nel mondo arabo», spiega una mamma, irachena, da 22 anni in Italia. Sorride. «I miei figli si sentono più italiani che arabi. Hanno 17 e 13 anni. Sono nati qua, studiano qua». La sua paura è solo una: «Che non passi questo messaggio, ciò che ho spiegato. Loro, non sono musulmani».

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«Stamo a fa’ una manifestazione contro l’Isis. Questa gente qua non sono islamici. Questa gente ammazza in nome del Profeta. Non è una questione religiosa», spiega un signore marocchino dallo spiccato accento romano. Indossa il shashia (copricapo) musulmano. «Ho una ditta a Roma, due bambini, una ha 18 anni. Sta qui con me». Non è preoccupato per i suoi figli. «Sono preoccupato per l’umanità. Bisogna fargli vedere che non abbiamo paura». Fin dove si vuole spingere l’Isis? «Non lo sappiamo. Se sapessimo dove stanno andremmo a prenderli».

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