“Il nucleare costa troppo”

31/01/2012 di Mazzetta

In Francia i risultati di un’inchiesta sui costi dell’atomo preoccupano Sarkozy

Dopo l’incidente di Fukushima il presidente Sarkozy ha ordinato un’inchiesta conoscitiva sui costi del nucleare, se ne è occupata la Corte dei Conti francese, che oggi ha pubblicato il risultato delle sue indagini.

IL MITO – Al tirare delle somme, la Corte ha stimato che il costo di un MW prodotto dal nucleare nel 2010 era di circa 60 euro e che nel post-2010 è destinato ad aumentare sensibilmente. Nessuna buona notizia nemmeno dall’avanzatissimo EPR in costruzione a Flamanville, se riuscirà a partire nei tempi (ora) previsti fornirà energia a un costo compreso tra i 70 e i 90€ al MW. Sfatato quindi il mito dell’energia nucleare economica, i francesi pagano una tariffa sovvenzionata e pagano l’energia elettrica la metà del suo costo di produzione, con la differenza che ovviamente è poi coperta dalla fiscalità generale a evidente beneficio per i grandi consumatori d’energia. Per dare un’idea, il costo dell’energia prodotta con l’eolico è oggi stimato dalla stessa Corte in 69€ e quello da una fonte fossile come il carbone in 44€.

COSTI SOCIALI EE AMBIENTALI – Se poi si considera che le fonti fossile e il nucleare si portano dietro enormi costi sociali e ambientali più o meno occul(ta)ti e che lo stesso costo di produzione è destinato ad aumentare in controtendenza con l’evoluzione tecnologica che sta investendo il settore delle rinnovabili, la scelta razionale sta tutta dalla parte delle energie pulite. Ce ne sarebbe abbastanza per seppellire il nucleare, ma la Corte dei conti ha stilato un’analisi precisa quanto preoccupante, che per questo è stata accolta unanimemente senza polemiche dalla politica francese, con tutte le forze politiche che si sono subito impegnate ad aprire una riflessione pubblica e approfondita sul che fare del programma nucleare.

INVESTIMENTI ENERGETICI – La situazione illuminata dalla Corte dei Conti richiede decisioni veloci in tema d’investimenti energetici. Le centrali francesi stanno invecchiando e già oggi sono la fonte energetica più cara su mercato. Ogni anno che passa aumentano i costi di manutenzione, amplificati dagli investimenti che si sono dimostrati necessari dopo le analisi post-Fukushima. A prescindere dalla manutenzione, i cui costi sono aumentati e aumenteranno inesorabilmente, la Francia deve decidere in fretta che fare delle centrali che stanno raggiungendo il termine d’esercizio programmato.

INVESTIMENTI ADEGUATI – Se non ne sarà allungata la vita, occorrerà prevedere investimenti adeguati per sostituirle o disegnare un progetto coerente di riconsiderazione del mix energetico francese, oggi dipendente al 74% dal nucleare. Per costruire nuove centrali è già troppo tardi, nel 2022 saranno 22 su 58 quelle che avranno raggiunto i quarant’anni d’esercizio e, a parte gli investimenti, non esiste neppure la capacità industriale di costruire in così poco tempo un numero di reattori sufficiente a sostituire la potenza di quelli giunti a fine vita. Prolungare la vita delle vecchie centrali porterà tuttavia il costo per MW prodotto ben oltre quello delle centrali più nuove. Oltre ad aumentare il rischio d’incidenti. Una “svista” nella programmazione che limita la scelta tra il prolungare la vita delle centrali e l’investire in altre fonti energetiche.

LO SHOCK – Uno shock per i nuclearisti francesi, ai quali la Corte non risparmia neppure di aggiungere al conto totale, stimato a oggi in 228 miliardi di euro, i costi per lo smantellamento delle centrali e lo smaltimento delle scorie. Secondo la Corte i costi di demolizione delle centrali sono “per natura” incerti. Sono stati calcolati su un numero limitato d’esperienze che non ha paragoni con lo sforzo che sarà necessario per “mettere via” 58 reattori. E a questi bisognerà aggiungere i costi per lo smaltimento e custodia di scorie e rifiuti contaminati, che la Corte riconosce come non prevedibili. Allo stato dell’arte nella pratica nessuno ha ancora realizzato neppure il progetto di un deposito del tipo “definitivo” come quelli previsti dalla teoria e non è possibile sapere quanto costerà farli e custodirli nei secoli. L’unica certezza che hanno i francesi è che anche quando le centrali si spegneranno per sempre, le loro tasse dovranno continuare a mantenere per decenni un programma di smaltimento che nessuno oggi è  neppure in grado di progettare.

A MARGINE – C’è anche una nota a margine per nulla tranquillizzante. La Corte ha valutato del tutto insufficiente il fondo di garanzia di 92 milioni di euro predisposto da EDF per l’emergenza e ha raccomandato di portarlo ad almeno 700 milioni, considerando comunque molto modesta anche tale somma in caso di disastro nucleare.

EDF E TEPCO – Una considerazione che dopo Fukushima non è stata valorizzata è proprio quella per la quale in caso di disastro l’EDF, come la TEPCO giapponese o qualsiasi altro gestore di centrali nucleari, non ha le risorse economiche per approntare soccorsi efficaci e tanto meno per pagare i danni procurati ad altri soggetti. Un’impresa nella quale non possono aiutare nemmeno le assicurazioni, che da sempre hanno rifiutato di assicurare e coprire i danni da incidenti nucleare. Un atteggiamento del tutto scevro da considerazioni ecologiche, quello degli assicuratori, che avrebbe dovuto far suonare più di un campanello ai tanti sostenitori del nucleare che hanno concluso e continuano a sostenere che sia economicamente praticabile o un rischio che vale la candela.

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