Il premio Oscar, il regista di The Artist, e la sua lettera contro l’Isis. “Continueremo a fare sesso e mangiare fuori”

Raramente ha detto la sua sulla politica. Intrattenitore di razza, ha vinto l’Oscar con un film classico, in bianco e nero, squisito ed enfatico melodramma che ha conquistato il mondo. Parliamo di Michel Hazanavicius, noto in patria anche per l’esilarante saga cinematografica OSS 117, sempre con Jean Dujardin e la moglie del cineasta Berenice Bejo come protagonisti, in cui fa la parodia del filone più noto sugli agenti segreti transalpini.

 

E nel primo, peraltro, si concede anche qualche battuta feroce sull’atteggiamento del suo paese nel mondo arabo, non di rado figlio di comportamenti ignoranti e irriverenti. E lo stesso tipo di ironia e arguzia la mette nella sua lettera contro l’Isis che sta facendo il giro di Facebook. In cui dichiara guerra all’Esercito Islamico, a modo suo. Il profilo in cui è uscita la missiva non è certificato, va detto, ma l’orazione aperta a tutto il mondo viene riportata anche dalle maggiori testate internazionali specializzate, Variety e The Hollywood Reporter.

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Ecco alcuni stralci. “Dunque, siamo in guerra con voi. E’ frustrante che non abbiate uniformi né segni distintivi, che non sappiamo come riconoscervi e che quindi noi non abbiamo nessuno contro cui batterci”. Ma, dice il regista premio Oscar, non si devono illudere. “Non potete vincere”. E ancora. “Noi, qui in Francia, amiamo la vita. E i suoi piaceri. E non ci cambierete”. A modo suo, poi, va su ciò che i nemici della Francia giudicano immorale, per rivendicarlo. Con uno stile geniale, divertente, ironico. “Fondamentalmente, in Francia, tra il nascere e il morire il più tardi possibile, l’idea è quella di scopare, ridere, mangiare, giocare, scopare, bere, leggere, fare un pisolino, scopare, discutere, magiare, dissertare, dipingere, scopare, passeggiare, fare giardinaggio, leggere, scopare, fare regali, dormire, guardare i film, grattarsi i coglioni, scoreggiare per far ridere gli amici, ma soprattutto scopare e, nel caso, farsi una bella e gioiosa sega”. Non le manda a dire, insomma, e poi la dice chiara. “La Francia più che il paese della morale, è il paese del piacere”.
Si fa poi più serio. Facendo capire che quelle 19 nazionalità vanno a colpire “i più rappresentativi tra i Francesi”. Perché con una lista lunga dieci righe il cineasta ricorda tutte le origini diverse dei cittadini transalpini. “Si chiama uguaglianza” scrive, senza fronzoli.
E poi ricorda le battute che si fanno tra loro le varie minoranze, e anche le ingiustizie di cui sono vittime. Ma anche che di fronte a giorni come questi “si torna a essere solidali, grazie a voi. E allora capiamo che i nostri valori sono in pericolo, e allora facciamo in modo di farli diventare più forti. Insieme. Questa si chiama fratellanza”. I valori de la liberté per spiegare la fraternité e l’egalité, insomma. “Per questo non potete vincere. Potrete fare dei morti, ma agli occhi della storia voi non sarete che i sintomi abietti di un’ideologia malata”.

E il suo saluto è sferzante, ma a suo modo tenero e potente. “Voi non vincerete, anche se noi dovessimo affidarci a Le Pen, Assad o Putin, perdendo doppiamente. Potrete uccidere molti di noi, ma quelli che resteranno continueranno a scopare, bere, cenare insieme, di ricordare i nostri morti e di scopare“.

Leggi la lettera integrale pubblicata da una pagina Facebook dedicata al regista:

Daechois, DaechoisesDonc ça y est, c’est officiel, vous êtes en guerre contre nous. Ce qui est frustrant, c’est que…

Posted by Hazanavicius Michel on Martedì 17 novembre 2015

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