Vatileaks 2, Gianluigi Nuzzi: “Non mi faccio interrogare dal Vaticano”

“Non mi faccio interrogare dal Vaticano, perché il codice Penale della Santa Sede non garantisce i diritti di chi fa cronaca”: parola di Gianluigi Nuzzi, autore di “Via Crucis”, uno dei due libri della seconda puntata del Vatileaks sul quale indaga la giustizia vaticana guidata dai promotori di Giustizia. E il reporter ha fatto sapere via mail che non ha alcuna intenzione di presentarsi in Vaticano, lanciando anche su Twitter l’hashtag: #noinquisizione.

VATILEAKS, GIANLUIGI NUZZI: “NON MI FACCIO INTERROGARE DAL VATICANO”

Sul Corriere della Sera la posizione del giornalista.

Alle 14.51 di ieri, Gianluigi Nuzzi ha mandato via email la sua risposta definitiva al Comando della Gendarmeria: «Domani non mi presento». In Vaticano era atteso per oggi alle 10.30 davanti al Promotore di Giustizia, il pm del Papa che indaga sulla sottrazione di documenti riservati, finiti poi nel suo libro «Via Crucis». «Mi dichiareranno contumace? Latitante? Pazienza — dice lui con ironia —. Ho deciso che non mi presenterò perché per loro chi fa cronaca è punibile». Il giornalista, volto noto televisivo (conduce «Quarto Grado» su Rete4), non nasconde neppure — sebbene non lo confessi apertamente — che abbia pesato sulla sua decisione il timore di finire arrestato. Dal pm pontificio era stato convocato venerdì scorso come indagato nel procedimento che coinvolge monsignor Vallejo Balda (tuttora recluso Oltretevere) e l’ex consulente della Santa Sede Francesca Chaouqui, i presunti «corvi» di Vatileaks 2, sospettati entrambi di avergli passato i documenti riservati sui bilanci del Vaticano («La Chaouqui non l’ho più sentita», taglia corto l’autore).

Invoca la mancanza delle garanzie per la sua attività professionale, il giornalista di Rete 4: il codice penale vaticano è antiquato e del tutto sfavorevole a chi fa il giornalista: manca la scriminante dell’esercizio del diritto, dice Nuzzi.

Oggi alle 10.30 il promotore di giustizia, il pubblico ministero del papa, mi attende per interrogarmi in territorio del…

Posted by Gianluigi Nuzzi on Martedì 17 novembre 2015

Se il Vaticano vuole, dovrà procedere tramite normale rogatoria internazionale.

«Non mi presenterò — continua — perché in Vaticano non è prevista la non punibilità che deriva dall’esercizio di un diritto, come invece in Italia. E non esiste neppure, nel codice di procedura penale vaticano, che è fermo al 1913, una norma che tuteli le fonti. La divulgazione di notizie segrete, per loro, è sempre e comunque un reato. Non essendoci reciprocità tra gli ordinamenti, manca dunque quella tutela necessaria che le nostre leggi garantiscono al giornalista…». Ed ecco il timore a cui si accennava prima: «Non mi presento — conclude lo scrittore — in uno Stato dove negli ultimi anni il 75 per cento delle persone detenute è stata tratta in arresto per aver passato delle notizie a giornalisti. Se il Vaticano deciderà di sentirmi per rogatoria davanti all’autorità giudiziaria italiana, allora è probabile che mi farò interrogare. Certo, però, trovo curioso che la Santa Sede intenda investigare su chi racconta le malefatte e non piuttosto su chi le commette. Preferisce cioè non indagare su chi gode nel suo territorio di privilegi illegittimi, come ho scritto nel libro, su chi ruba nei magazzini, su chi concede case a canone zero, su chi si appropria di somme per le cause dei Santi…».

 

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