Napolitano e il governo Monti del 2011: «Ho agito per il bene dell’Italia»

Era il 17 novembre 2011 quando il governo Monti si presentava a Palazzo Madama per incassare la fiducia del Senato. Pochi giorni prima, il 12, si era dimesso Berlusconi, di fronte all’impennata senza precedenti dello spread (il differenziale Btp-Bund), schizzato fino al record storico a quota 574 punti. Con il rischio bancarotta, l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano aveva voluto un esecutivo di emergenza nazionale, guidato proprio dall’ex commissario Ue.

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NAPOLITANO MONTI E IL GOVERNO D’EMERGENZA DEL 2011 –

Oggi, a 4 anni di distanza dall’insediamento di quel governo che Berlusconi sbandiera come un complotto, un golpe ai suoi danni, è il Corriere della Sera a ricordare quei giorni:

«Monti 4 anni fa fu raggiunto a Berlino dal centralino del Quirinale: «Avrei piacere di vederla domani, a Roma», disse il capo dello Stato. Quattro anni dopo, l’ex presidente Giorgio Napolitano ha scritto a Sergio Fabbrini (direttore della School of Government della Luiss) che ha promosso un «convegno scientifico» con i protagonisti di quella parentesi senza partiti a Palazzo Chigi durata 529 giorni. Fino al 28 aprile del 2013. Scrive Napolitano, dopo avere ricordato che anche il presidente del Consiglio in carica, Berlusconi, «mostrò di comprendere, responsabilmente, la inevitabilità delle sue dimissioni»: «Ho serena coscienza di avere, in quella congiuntura eccezionale, servito l’interesse dell’Italia, assumendomi le mie responsabilità e agendo nell’ambito dei miei poteri».

2011 E GOVERNO MONTI, NAPOLITANO CONTRO I TEORICI DEL “COMPLOTTO” –

Napolitano attacca i teorici del «complotto» per i fatti del 2011, pur senza nominare Berlusconi.

«È la prima volta che torno su queste vicende per contribuire alla riflessione… Non ho invece ritenuto degne di commento o di replica le presunte ricostruzioni in chiave “complottistica” del periodo 2011-2013, che sono state messe in circolazione con dovizia di mezzi pur risultando grossolanamente manipolative e mistificatorie dei fatti realmente accaduti e palesemente, perfino ridicolmente, strumentali». Alla Luiss (l’Università della Confindustria) ci sono quasi tutti i ministri tecnici di Monti. Ascoltano la ricostruzione di Napolitano Paola Severino, Fabrizio Barca, Renato Balduzzi, Elsa Fornero (collegata da Torino), Giampaolo Di Paola, Anna Maria Cancellieri, Enzo Moavero Milanesi, Filippo Patroni Griffi, il sottosegretario Antonio Catricalà. Monti (che cita pure Vittorio Grilli) li vede sfilare e, ironico, osserva: «Non è una adunata sediziosa, è solo un convegno scientifico…».

NAPOLITANO MONTI E LE TEORIE “COMPLOTTISTE” –

Anche Monti ricorda come lo stesso Berlusconi, quattro anni fa, si fece da parte:

«Il professore ricorda l’«appoggio morale e umano» offerto da Napolitano. E fissa alcuni paletti: 1) il governo Monti nacque grazie al «passo indietro generoso di Berlusconi (spinto anche dall’implosione del centro destra) e realizzò il programma di riforme che lo stesso esecutivo Berlusconi aveva formalizzato alla Ue con una lettera». 2) «Non fui indicato a sorte. Pubblicamente, a Cernobbio (il resoconto è in un articolo di Fubini sul Corriere ), davanti ad Alfano, Casini ed Enrico Letta dissi che le riforme difficili — pensioni, lotta alle evasione, un po’ di patrimoniale — potevano passare solo se presentate come “pacchetto”». 3) I partiti «ci hanno fatto perdere un sacco di tempo» perché, pur appoggiando il governo, «a Palazzo Chigi non volevano farsi vedere tutti insieme». 4) «Ci ho provato a inserire i politici nel governo. Non ci sono riuscito. Loro avevano il problema della foto di famiglia. È stato uno svantaggio… ma anche un vantaggio»

Se Barca spiega come l’Ue «non si fidava di Berlusconi», per l’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero ha accusato il Pd di averle impedito di andare alle Feste dell’Unità, ha spiegato il quotidiano diretto da Fontana. Non mancano le rivendicazioni per il lavoro fatto:

«Non mi piace la definizione “governo tecnico”. Con noi, però, l’Italia si è salvata. L’unico paese meridionale della Ue che l’ha fatto da sola». Ma Roberto Calderoli (Lega) non è convinto: «Nel 2011 ci fu un attentato alla Costituzione».

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