Quando Scalfaro prese a schiaffi una signora

La storia del litigio nel ristorante che ispirò anche FelliniUn episodio raccontatissimo ma con qualche particolare ancora inedito. Il litigio nel ristorante con protagonista Oscar Luigi Scalfaro viene raccontato di nuovo oggi da Gloria Satta sul Messaggero. Con dovizia di particolari e il ricordo di un grandissimo regista come Federico Fellini:

E’ lo «scandalo del prendisole » e risale al 1950: da allora in poi, le cronache non avrebbero smesso di tramandarlo tra ricostruzioni plausibili e leggenda. Venti luglio, a Roma fa un grancaldo. Nel ristorante Chiarina di via della Vite il trentaduenne sottosegretario Scalfaro pranza con due colleghi di partito. A un certo punto si accorge che ad un altro tavolo unasignora, insofferente all’alta temperatura, si è tolta il bolerino rimanendo con le spalle nude. Il politico dc si alza e, al grido «è uno schifo, una cosa indegna e abominevole! Lei manca di rispetto ai presenti, se è vestita così è una donnapoco onesta!», le intima di rivestirsi. Secondo un’altra versione, il futuro presidente della Repubblica affibbia addirittura uno schiaffo alla bella spudorata. Ma la circostanza è sempre stata smentita dagli interessati che, anche a distanza di decenni, avrebbero rivangato l’episodio con immutato fastidio. Di certo, in quella torrida giornata di oltre sessant’anni fa,c’è l’intervento della polizia chiamata dall’onorevole, una querela per ingiurie firmata dalla donna e un successivo dibattito parlamentare: la signora, che si chiama Edith Mingoni inToussan, è militante delM ovimento Sociale Italiano e chiama in sua difesa il padre, colonnello dell’aviazione, e il marito capitano.

Uno dopol’altro, i due uominis fidano Scalfaro a duello:

Ma lui non accetterà, adducendo l’obiezione di coscienza per motivi religiosi. La polemica esplode e scomoda perfino Totò che al politico indirizza una lettera aperta, accusandolo in pratica di vigliaccheria peressersi sottratto al confronto armato. «Il sentimento cristiano », scrive l’attore firmandosi principe Antonio Focas Flavio Commeno De Curtis, «avrebbe dovuto impedire a Lei e ai suoi amici di fare apprezzamenti sulla persona di una signora rispettabilissima… abusi del genere comportano l’obbligo di assumerne le conseguenze». La baruffa del prendisole alimenta per mesi la stampa, in particolare le pagine del Marc’Aurelio e del Travaso, i settimanali satirici dell’epoca.

E divertemoltissimo Federico Fellini che nel film Boccaccio 70 dirige un episodio, intitolato Le tentazioni di Don Antonio:

Peppino De Filippo è un bacchettone ossessionato dal manifesto di una popputissima Anita Ekberg che invita a bere più latte, poi al ristorante schiaffeggia, in omaggio alla leggenda, una signora troppo scollata… Al di là di episodi pittoreschi e leggende, Scalfaro ebbe sempre a cuore il pudore. Non soltanto come membro della commissione di censura cinematografica. Nel 1995, da presidente della Repubblica, venne invitato alla Mostra di Venezia alla proiezione del film di Antonioni Al di là delle nuvole. Nel buio della sala, davanti alle scene erotiche, il capo dello Stato non nascose il proprio imbarazzo mentre la figlia Marianna, accanto a lui, gli spiegava che non c’era da arrabbiarsi perché il film era un’opera d’arte.

Chissà se è vero che Fellini si ispirò a Scalfaro. Di certo quell’episodio del film è qualcosa di fantastico:

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