Iachini esonerato, paga le colpe di Zamparini. Non bastano i miracoli

10/11/2015 di Alberto Sofia

Sotto il Monte Pellegrino non bastano più nemmeno i miracoli sportivi. Impossibile resistere alla furia, istintiva e irrazionale, di Zamparini. Non ce l’ha fatta nemmeno Giuseppe Iachini, esonerato dopo un record di 776 giorni alla guida del Palermo. Epurato senza colpe e senza logica.

PALERMO-ROMA DIRETTA
Giuseppe Iachini, esonerato da Zamparini dopo 12 giornate

IACHINI PAGA LE COLPE DI ZAMPARINI –

Già anima di quel “Palermo dei picciotti” di Arcoleo che stupì tutti nella B ’95-’96, sfiorando il salto di categoria con una squadra di giovani primavera, l’allenatore che ha riportato i rosanero in A, dopo la delusione della retrocessione 2013, viene cacciato dal patron friulano nel modo più incomprensibile. Certo, che la sua panchina fosse precaria non era una novità, né una sorpresa. Iachini conosceva ogni rischio quando accettò l’offerta. Prendere o lasciare. Non è il primo, né l’ultimo a finire “vittima” del presidente mangiaallenatori. In grado di cambiarne (e, a volte, richiamarne) ben 28 da quando presiede la squadra di Viale del Fante: comprese le icone Guidolin e Delio Rossi, tra i più amati nella storia rosanero. Fino a Ballardini, già in panca con i rosa nel 2008-09, ora richiamato per sostituire Iachini.

Ma questa volta sembra quasi un’impresa trovare un senso all’ultimo capriccio del patron friulano. Anche perché la cacciata arriva dopo una vittoria, quell’1-0 tanto sofferto quanto fondamentale contro il Chievo Verona. Con la squadra al 12° posto, Iachini sperava di aver salvato la poltrona in bilico, dopo le quattro sconfitte consecutive, il ritiro, i 4 punti contro Bologna e Inter e la nuova mini-crisi. Si era illuso, Iachini. Perché la smania zampariniana non sembra aver fine, né la sua tentazione di montare e smontare una squadra che interpreta come un suo giocattolo. Incapace di comprendere i propri errori. Non pochi, soprattutto durante il mercato estivo e la campagna acquisti. O meglio, cessioni.

IACHINI ESONERATO, UNA SCELTA INCOMPRENSIBILE –

Un’ingiustizia. Non c’è forse espressione migliore di quella usata da Franco Vazquez, tra le poche luci di una squadra mediocre, per commentare l’esonero imposto da Zamparini. Certo, Iachini non si aspettava alcuna riconoscenza per aver subito riportato il Palermo nell’Olimpo del calcio italiano, con il record assoluto degli 86 punti nel campionato cadetto. Né per le soddisfazioni della prima stagione in A, con l’impresa in trasferta contro il Milan e il Napoli dominato al Barbera. Né per aver valorizzato talenti cristallini ma mai sbocciati, come Paulo Dybala e lo stesso Vazquez, recuperato dal tecnico di Ascoli Piceno quando era dimenticato, depresso e fuori rosa. Quando nessuno credeva in lui, Iachini ha convinto la società a rilanciarlo. Mai scelta fu più azzeccata. Con il Palermo trascinato dai due “gemelli” a suon di goal, giocate, assist. Ora che il Palermo è orfano di Paulo, passato alla corte di Allegri alla Juventus, è toccato al talento naturalizzato italiano prendere i rosanero in mano (con risultati alterni).

Il motivo? Nonostante l’affare da 40 milioni di euro, Zamparini non ha sostituito “U Picciriddu“. E come se non bastasse, ha venduto pure il suo sostituto naturale, il Gallo” Andrea Belotti che scalpitava da tempo, già idolo della curva e bomber dell’Under 21. Ma volato a Torino, sponda granata. Altra scelta incomprensibile del patron, anche dal punto di vista economico, dato che tra un anno il suo valore poteva essere doppio.

IACHINI ESONERATO, MA STAVA FACENDO UN MIRACOLO….

Paga Iachini, non il patron, per un mercato fallimentare. Certo, è arrivato alla fine Gilardino. Uomo e giocatore sul quale puntare senza riserve, al di là dei 3 goal e della condizione da recuperare con fatica. Ma Iachini si è ritrovato senza alcun sostituto davanti. Altro che Defrel o il sogno Campbell, altro che le ambizioni Calleri o Simeone. A Palermo non è arrivato più nessuno, se non il semi sconosciuto Djurdjevic: un goal al debutto contro il Carpi, tante speranze, poi l’infortunio pesante. Sfortuna imprevedibile? Non proprio: la panchina corta è una colpa della società e di Zamparini. Non certo di Iachini. Perché il brasiliano Cassini è stato mandato in Primavera, non ancora pronto per la A. Perché Quaison o il macedone Trajkovski non sono punte e poco più di promesse. Basta un infortunio, una squalifica, un raffreddore affinché il Palermo resti senza attaccanti, se non il giovanissimo La Gumina, talentinino della primavera. A questo punto, anche Accursio Bentivegna, campioncino classe ’96 apprezzato da sua Maestà Messi e mandato a Como per fare esperieza, avrebbe potuto far comodo. Ma una certezza c’è: con la squadra più giovane della Serie A, i 14 punti in 12 giornate e il 12° posto in classifica di Iachini erano quasi un’impresa.

 

E la difesa? Altro reparto da reinventare per Iachini. Già orfana di Munoz da gennaio dello scorso anno, altra colonna mai sostituita. El Kaoutari? Bocciato dopo poche partite. Struna? Non ha convinto, per ora. Così, con pochi cambi e Gonzalez in ritardo di condizione, Iachini non ha potuto far altro che doversi affidare ai senatori Andelkovic e Vitiello per non affondare. E rispolverare pure Maresca in un centrocampo senza linfa e orfano di Barreto, ex capitano. Eppure, nonostante una squadra mediocre e con un gioco oggettivamente da rivedere, qualche sorpresa Iachini era riuscito già a farla emergere. Con lo svedese Hiljemark su tutti. Affidandosi a un Sorrentino leader dentro e fuori dal campo. Con così tanti giovani, serviva tempo. E pazienza. Iachini era il più adatto per far crescere il potenziale, lo aveva già fatto. Zamparini lo ha cacciato e ora rischia di far affondare il Palermo.

PERCHÈ IL PALERMO RISCHIA DI AFFONDARE –

Perché Iachini era il cemento, il collante dello spogliatoio. Amato dai tifosi, già scatenati in rete e delusi dall’esonero. Ma Iachini era soprattutto una guida per tanti giocatori. Da Vazquez a Lazaar, da Morganella a Sorrentino. Ora il rischio è che la squadra sbandi. Non certo per colpa di Ballardini, un buon tecnico. Quanto perché sarà costretto a reinventare, a ricominciare da capo. Ma la Serie A non aspetta. E c’è già chi teme un remake del 2003, quando i rosanero sprofondarono in B. Molte sono le somiglianze: una campagna acquisti folle, una squadra che non rendeva nonostante Ilicic, Miccoli e gli altri talenti, qualche errore arbitrale pesante, così come i continui esoneri di Zamparini. La speranza per i tifosi è che l’epilogo sia diverso. Ma i fantasmi della B fanno già paura alla Favorita. Perché questa volta quello di Zamparini sembra più che un azzardo. Una scelta che il Palermo e la città rischiano di pagare a caro prezzo. Forse è troppo. L’ha promesso e “minacciato” tante volte, Zamparini: il patron vuole lasciare la piazza. Di fronte a certe scelte, l’impressione è che forse sia arrivato il momento. Anche per i tifosi.

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