I videogiochi aiutano il tuo cervello contro la depressione

09/11/2015 di Redazione

I giochi e i videogiochi aiutano il nostro cervello a combattere la depressione. Ovvero: chi sviluppa una mentalità ‘gameful’ è più motivato e pronto ad aggrontare le sfide di tutti i giorni. Non si tratta di affermazioni avventate ma del risultato di anni del lavoro di decine di esperti, oggi ripresi in un articolo a firma di un ricercatore, Jane McGonigal, pubblicato su Slate.com.

La teoria che i momenti di svago possano aiutare a combattere il mal d’essere, ricorda Slate, è stato Brian Sutton-Smith, celebre psicologo scomparso all’inizio di quest’anno, divenuto famoso negli anni ’50 e ’60 per lo studio su adulti e bambini impegnati nel gioco. Egli osservò che la maggior parte delle persone tendono ad avere maggiore fiducia in se stessi, più energia fisica e a provare forti emozioni positive, che rappresentano il miglior contrasto alla depressione (le persone clinicamente depresse infatti perdono l’energia fisica per impegnarsi nelle normali attività quotidiane e sono prevalentemente pessimiste).

 

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Le conclusioni di Sutton-Smith sono poi state confermate anche nei decenni a venire, quando il progresso tecnologico ha consentito agli scienziati di eseguire scansioni del cervello per scoprire il legame tra flussi di sangue e malattie mentali o stato di benessere (va sottolineato che lo psicologo ha lavorato molto prima che si diffondesse su larga scala una svariata serie di videogiochi, ai quali si dedicano oggi circa 1,23 miliardi di persone in tutto il mondo, 155 milioni solo negli Stati Uniti). Negli ultimi anni gli studi compiuti grazie alla risonanza magnetica funzionale (fMRI) hanno svelato che quando giochiamo con i videogiochi due regioni del cervello sono iper-stimolate, una legata alla motivazione (agendo sul sistema di ricompensa cerebrale) ed una da cui deriva l’apprendimento e la memoria (l’ippocampo).

In poche parole, quando giochiamo ad un videogame, e siamo costantemente concentrati su un obiettivo, a risolvere un puzzle, a trovare oggetti nascosti, a raggiungere un traguardo, o a battere un avversario, si crea un senso di motivazione e determinazione. Questo accade perché l’esperienza di apprendimento stimola il sistema della ricompensa. Man mano che giochiamo si diventa bravi e si superano livelli più difficili mettendo a punto nuove strategie vincenti, si viene stimolati a far sempre di meglio. Cosa che non accade quando invece il gioco è troppo semplice o si è diventati estremamante bravi. I percorsi della ricompensa e l’ippotalamo, dunque, spiega ancora McGonical su Slate, possono perfino restringersi con il tempo nei soggetti depressi, ma giocando ai videogame neurologicamente costringiamo il cervello a fare il contrario.

Bisogna fare attenzione a distinguere uso e abuso di videogame. Se è vero che lo svago al pc può aiutarci a tirar su il nostro morale e a stimolare emozioni positive, è anche vero che i videogame come evasione dalla vita quotidiana sono estremamente pericolosi. Il gioco eccessivo può diventare un caso patologico.

(Foto di copertina: Rodrigo Reyes Marin / AFLO)

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