Belli di papà, la recensione: la commedia all’italiana che ci piace

BELLI DI PAPÀ LA RECENSIONE

Belli di papà (produzione Colorado Film) è un film generazionale, il remake di un’opera messicana che raccontava la lotta di classe, di età e le relazioni familiari, fatte di malintesi e segreti.

Qualsiasi regista italiano lo avrebbe raccontate ironizzando sui bamboccioni, sparando sui giovani. Guido Chiesa no. È divertente e amabilmente feroce nel tratteggiare due generazioni incompiute: chi non sogna più e chi sogna troppo poco, chi ha tradito se stesso e chi se stesso non sa chi sia. Abatantuono qui è quello di Avati e Salvatores, non gigioneggia, Facchinetti interpreta alla grande il personaggio che veste anche nella vita, Matilde Gioli è incantevole e piena di talento (come i suoi “fratelli”).

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Basta per una commedia intelligente, genere che manca ma che ora con i Sibilia, i Leo, i Bruno sta tornando. E mettiamoci appunto, anche Guido Chiesa, finora autore tout court – anche se i suoi inizi sono pure di genere (pensate alla modernità di Babylon)- e con un talento insospettabile per la risata. Arguta.

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