Renzi: «Il Pd a Roma? Ha più correnti delle contrade del Palio di Siena»

Il candidato Pd per le prossime elezioni a Roma? C’è ancora tempo, per Matteo Renzi, per trovare un nome. Perché prima c’è da riorganizzare e «ricucire» dentro un partito romano «dilaniato da correnti interne, incomprensibili ai romani». «Sono più divisi delle contrade del palio di Siena. Ma almeno lì a Siena c’è una tradizione, una storia e uno spettacolo unico», ha replicato sarcastico il presidente del Consiglio, a margine della presentazione del libro di Bruno Vespa “Donne d’Italia” (in uscita che esce da Mondadori Rai Eri giovedi’ 5 novembre, ndr).

ignazio marino roma

RENZI E IL CANDIDATO PD PER ROMA: «PRIMA RICOSTRUIRE PARTITO DILANIATO IN CORRENTI»

In vista delle urne del prossimo anno, Renzi intende allontanare, almeno per ora, il toto-nome, di fronte ai nomi evocati, da Madia a Barca, passando per Lorenzin«Non ho il chiodo fisso di fare una bella figura per vincere le elezioni: ho il chiodo fisso di far ripartire Roma. La priorità assoluta è la città. Prima viene Roma», ha rivendicato Renzi. In attesa, il presidente del Consiglio si dice fiducioso nel lavoro di prefetto e commissario: «Gabrielli  è una sicurezza e sta facendo un ottimo lavoro. Sul fronte della città il commissario che dovrà gestire i poteri di sindaco, giunta e consiglio è il prefetto Tronca, che a Milano ha fatto un lavoro sotterraneo e straordinario nella gestione di una squadra delicata ed efficace come quella che ha portato al trionfo dell’Expo».

RENZI SUL CASO MARINO: «NIENTE CONGIURA» –

Di fronte alle accuse di Ignazio Marino, Renzi è tornato ad allontanare l’idea della “congiura” evocata dall’ex sindaco: «Quando vedo certi addii scenografici mi rendo conto di quanto possa essere falsa la politica. Chi fallisce la prova dell’amministrazione si rifugia nella cerimonia di addio, vibrante denuncia di un presunto complotto, con tono finto nobile e vero patetico. Non mi riferisco solo a Marino, certo. Mi riferisco a quelli che cercano di far credere ai media che sono vittime di congiure di palazzo». Se per il commissario del Pd romano Matteo Orfini le dimissioni di massa dei consiglieri dem con destre e Marchini per mandare a casa Marino erano solo un “fatto tecnico“,  l’affaire Marino, per Renzi, è una questione di “democrazia”:

«Quando uno se ne va dovrebbe spiegare cosa ha fatto, quali risultati ha ottenuto, perché ha perso la maggioranza. I politici si dividono in capaci e incapaci. Non c’è disonestà intellettuale più grande di chi inventa congiure di palazzo per nascondere i propri fallimenti. Se la maggioranza dei tuoi consiglieri ti manda a casa, non si chiama congiura: è la democrazia, bellezza»

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