Nord-Sud, aumenta il divario

Differenti tassi di crescita del prodotto interno lordo, degli investimenti, della produzione manifatturiera e del numero di occupati. Si allarga su ogni fronte il divario tra aree più e meno ricche del Paese, tra il Nord che vanta un reddito procapite tra i migliori d’Europa e un Sud che la crisi degli ulrimi 8 anni ha ancora di più indebolito.

 

LEGGI ANCHE: Istat, boom della fiducia di consumatori (e imprese): record dal 2002 (e dal 2007)

 

NORD-SUD, IL GAP DI CRESCITA –

A confermare il trend e l’aumento del gap tra Settentrione e Meridione d’Italia sono gli ultimi dati dello Svimez, ripresi oggi dal Sole 24 Ore in un articolo a firma di Carmine Fotina:

Gli investimenti si confermano il principale freno al rilancio del Mezzogiorno. Nel rapporto annuale la Svimez stima anche per il 2015 un calo degli investimenti fissi lordi (-1%) mentre il Centro-Nord recupera l’1,5 per cento. Un dato che, unito a quelli sulla capacità produttiva dell’industria manifatturiera, sul livello di povertà e sul Pil pro capite, conferma che la crisi ha ampliato i divari preesistenti con il resto del Paese. Non giustifica ancora entusiasmi la sostanziale stazionarietà del Pil atteso nel 2015 (+0,1% a fronte del +1% del Centro-Nord e dello 0,8% nazionale) nonostante arrivi dopo una caduta durata sette anni. Di ripresa seppur debole nel Mezzogiorno, sottolinea la Svimez, si potrà parlare nel 2016 (previsione +0,7% rispetto al +1,5% delle regioni più dinamiche).

NORD-SUD, IL GAP DI INVESTIMENTI  –

Per quanto riguarda gli investimenti al Sud sono diminuiti in 6 anni di circa 11 punti percentuali rispetto al Nord. Molto negativi anche i dati relativi al manifatturiero. Scrive ancora Fotina sul Sole 24 Ore:

Tra il 2008 e il 2014 gli investimenti fissi lordi sono diminuiti cumulativamente nel Mezzogiorno del 38%, 11 punti in più che nel resto del Paese. Un dato condizionato in misura rilevante dal calo sella spesa pubblica in conto capitale (nel 2001 la Pa investiva al Sud il 40,4% mentre nel 2013 si è passati al 34%). E, come detto, anche nel 2015 la dinamica sarà negativa. Nel 2016 invece +0,5% al Sud, due punti in meno rispetto al Centro-Nord. In questo contesto permane l’emergenza manifatturiera, che tra il 2008-2014 si è concretizzata in una caduta del prodotto del 34,8%. Più che dimezzati gli investimenti. Nel 2014 la quota del valore aggiunto manifatturiero sul Pil è stata pari al Sud all’8%, un dato molto lontano dal 17,9% del Centro-Nord e dal 20% di obiettivo Ue.

(Foto di copertina: ANSA / CIRO FUSCO)

Share this article