La cena dei dissidenti “anti-Renzi” prepara alla mini-scissione del Pd?

Puntuale come l’esattore delle tasse, arriva anche in questo bizzarro fine ottobre dal tempo ballerino la polemica sugli anti-Renzi del Pd pronti alla scissione. Scissione che, come nella migliore delle tradizioni losche, si preparerebbe attovagliati (in un ristorante toscano, oltre al danno la beffa!). Ne parla il Corriere

LA CENA ANTI-RENZI

Ecco la cronaca della cena

Non è stata una riunione carbonara e tantomeno una conta, assicurano i partecipanti. Eppure la cena riservatissima tra dieci antirenziani pressoché irriducibili, a base di ribollita e pappardelle al cinghiale, conferma come la legge di Stabilità abbia accelerato la riflessione su una possibile scissione, per costruire un nuovo partito a sinistra del Pd.

I partecipanti sono i soliti noti

 In un noto ristorante toscano, alle nove della sera di martedì, entrano Stefano Fassina, Monica Gregori e Alfredo D’Attorre. I primi due deputati hanno lasciato il Pd mesi fa, dopo il no alla «buona scuola» di Renzi e il terzo ha un piede già fuori, avendo annunciato che non voterà la fiducia sulla manovra economica. Con loro, in un tavolo appartato, prendono posto gli onorevoli Carlo Galli, Vincenzo Folino e Franco Monaco, i senatori Corradino Mineo e Maria Grazia Gatti, nonché due deputati toscani. Walter Tocci non c’era, ma i colleghi dicono scherzando che «era presente in spirito».
Nel menù il documento politico del professor Galli, che insegna Storia delle dottrine politiche a Bologna.

Come nella migliore delle tradizioni tafazzesche, si finisce a pensare con nostalgia alla fine della sinistra nel mondo e precisamente nel governo Renzi

Il documento, che definisce la politica economica del governo «apparentemente aggressiva verso l’Europa e in realtà subalterna», è una critica profonda di Renzi «leader paracarismatico» e del combinato disposto tra legge elettorale e riforma costituzionale. Un binomio che, secondo Galli, genera «un governo del primo ministro» e un Parlamento «ridotto all’obbedienza».

Amara la conclusione

Fuori, esiste lo spazio per un «progetto costituente repubblicano di nuovo New Deal, di un nuovo umanesimo sociale».

Umanesimo sociale.

 

Share this article