Fabrizio Macchi, storia di un normale campione straordinario

Fabrizio Macchi è uno dei massimi rappresentanti del ciclismo italiano. Due volte Campione del Mondo, cinque volte argento, cinque volte bronzo, è tra gli azzurri più titolati dello sport italiano. Ah, dimenticavo. È privo della gamba sinistra da quando aveva 16 anni. Colpa di un tumore osseo.

Fabrizio Macchi
(Valerio Pennicino/Getty Images for Laureus)

Tutto nacque da un dolore al ginocchio, a seguito di un colpo. Nonostante le cure ed i cicli di chemioterapia, dovette rinunciare alla sua gamba sinistra. Quella che per qualcuno poteva rivelarsi una condanna, per lui divenne la spinta per cambiare la sua vita. Per questo decise di concentrare tutti i suoi sforzi nello sport. La sua carriera iniziò nel 1991 alla Maratona di New York, mentre tra il 1993 e il 1995 vinse tre campionati italiani nel salto in alto e altrettanti nel salto in lungo. Nel 1996 fu apripista di Alberto Tomba ai Mondiali di Sestriere e nel 1997 ottenne il bronzo ai Campionati del Mondo di Canottaggio.

E poi arrivò il ciclismo. Dal 2002 al 2012 Fabrizio Macchi ha conquistato appunto 10 medaglie mondiali, inframezzate dal bronzo paraolimpico nell’inseguimento su pista a Atene 2004. Fabrizio Macchi è un personaggio da raccontare per il suo coraggio, la sua forza, la sua determinazione. Eppure la sua storia è costellata da ombre. Perché l’handicap fisico forse non era sufficiente. Fabrizio Macchi ha dovuto affrontare prove molto difficili ed accuse per certi aspetti infamanti, accuse da cui è riuscito ad emergere anche grazie all’affetto della sua famiglia: la moglie Patrizia e i figli Thomas e Mattia.

 

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Il 24 agosto 2012 Fabrizio Macchi, all’epoca 42enne, venne deferito dalla Procura Antidoping del Coni che ha chiesto per lui otto mesi di squalifica in quanto aveva frequentato Michele Ferrari, il preparatore inibito a vita dall’Agenzia Usa antidoping nel 2012 per violazione del regolamento antidoping e ritenuto «soggetto inibito» dal Coni. Macchi venne escluso dalle Paraolimpiadi di Londra. Il 5 ottobre 2012 arrivò l’assoluzione da parte del Tribunale Nazionale Antidoping. Fabrizio Macchi incontrò Michele Ferrari da febbraio a maggio 2007 per una tesi di laurea sui disabili nello sport richiesta dalla figlia del preparatore. Inoltre Fabrizio Macchi è entrato a far parte della Federciclismo dal primo marzo 2009. Prima poteva frequentare chi voleva.

Fabrizio Macchi commentò con rabbia l’esito dell’indagine:

Ho perso un’Olimpiade per una cosa di cui non avevo colpe. È stato drammatico perché avrei potuto vincere due medaglie. Non so se ci sono delle colpe, ma io mi assumo le mie responsabilità e lo dovranno fare pure gli altri. Se è una colpa aver fatto una tesi, sarebbe drammatico. La cosa più drammatica è stata non aver potuto partecipare alla mia quarta Olimpiade. Ho perso il lavoro e ho dovuto dire il 24 agosto 2012 a mio figlio che non andavo a Londra e che lui non sarebbe venuto, mentre i suoi amichetti gli dicevano che avevo rubato. Spiegare a un bambino di 5 anni e mezzo che io non ho rubato, ma ci sono persone che non sono serene questo mi ha dato molto fastidio

Nonostante la cocente delusione, Fabrizio Macchi iniziò a lavorare nuovamente per preparare i Mondiali 2013 ma una nuova tegola si è abbattuta sull’atleta il 6 luglio 2013 quando è risultato positivo ad un controllo antidoping per la presenza di fenoterolo ai campionati italiani. Il legale di Fabrizio Macchi, Giuseppe Napoleone, ha fatto poi sapere che l’atleta era “in possesso di idonea certificazione medica specialistica per l’uso del farmaco in questione. L’utilizzo del farmaco, peraltro, è stato comunicato preventivamente ed autorizzato dal medico federale responsabile della nazionale”. Fabrizio Macchi rinunciò alle controanalisi chiedendo all’Ufficio della procura Antidoping del Coni un incontro per il 30 luglio di quell’anno.

Il 6 agosto arrivò la decisione. Fabrizio Macchi non si è dopato. Il fenoterolo era presente come principio attivo contenuto nel farmaco “duovent”, un broncodilatatore che l’atleta usa da tempo. Peraltro il ciclista aveva avvisato i medici della Federazione ma questi non avevano comunicato nulla. L’azzurro risultava quindi dopato ma non lo era. Il Tribunale l’ha però squalificato per un mese dopo che la prima sezione aveva respinto il suo ricorso condannandolo al pagamento di 400 euro.

Macchi, in occasione dei campionati italiani di inizio luglio, periodo in cui è stato fatto il test, aveva correttamente avvisato i medici della Federazione, ma questi – forse per leggerezza – non avevano ritenuto opportuno comunicarlo. Da qui l’equivoco che ha portato alla positività dell’atleta e alla squalifica di un mese dello stesso. Ma il Tribunale, dopo che la prima sezione aveva ‘respinto il ricorso condannandolo al pagamento di 400 euro’, ha accolto la linea difensiva di Macchi e ha deciso di squalificarlo per un mese. Giuseppe Napoleone spiegò come il farmaco, il duovent, “fosse contenuto in una regolare certificazione medico specialistica che ne consentiva l’utilizzo da parte del ciclista per una pregressa patologia che è stata documentata ampiamente all’Organo giudicante. Nell’assunzione del farmaco, Fabrizio Macchi è stato indotto in errore da due medici federali ai quali si era rivolto, come prescritto dalla vigente normativa”. La squalifica permise all’atleta di partecipare ai Campionati del Mondo di quell’anno.

La storia di Fabrizio Macchi è raccontata in un libro illustrato dal titolo “Mio papà ha una gamba sola”. A descrivere l’atleta con i disegni di Marco Bolla e l’aiuto degli autori Francesco Saverio Menichella e Marco Basileo è il figlio Thomas che cerca di raccontare cosa significhi affrontare la disabilità e come sia difficile descriverla ai propri coetanei. Una storia fatta di coraggio, forza di volontà, sogni, il tutto condito da un’ammirazione sconfinata per il proprio padre, talmente grande che Thomas a un mago che si offre di far ricrescere la gamba sinistra a Fabrizio Macchi risponde che non vuole perché ha conosciuto suo papà così e per questo non vuole cambiarlo.

La storia di Fabrizio Macchi e di Thomas verrà raccontata il 5 novembre a al Teatro S. Domingo di Milano alle ore 20.00 da”C’era una volta O’Rei”, trasmissione radiofonica settimanale di Radio Milan Inter condotta da Tommaso Lavizzari ed Enrico Lazzeri con l’aiuto dell’Accademia del Comico di Milano. Ci sarà anche Fabrizio Macchi protagonista di un’incredibile avventura a base di sport, coraggio, forza di volontà e capacità di credere nei sogni.

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