Alluvione, Benevento chiede aiuto: «Non abbandonateci»

Sono passati sei giorni dalle prime esondazioni che hanno sconvolto il Beneventano e in molte case si continua ancora a lavorare senza interruzioni per tornare alla normalità, per rimuovere il fango e sbarazzarsi di tutto quanto sia stato danneggiato, per rendere agibili gli ingressi e rimediare ai crolli di muretti e cancelli. Il bilancio delle vittime dell’alluvione, fortunatamente meno grave rispetto ad altre simili calamità, potrebbe ingannare, e indurre a pensare che sia lieve l’entità dei danni materiali. La realtà è purtroppo del tutto diversa.

 

Alluvione Benevento, parlano gli abitanti delle contrade Malecagna e Pantano (VIDEO)

 

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ALLUVIONE BENEVENTO, CAMPI COME LAGHI –

Ne abbiamo avuto una prova ieri, parlando con alcuni soccorritori alla Prefettura di Benevento e con gli abitanti di due contrade del capoluogo messe letteralmente in ginocchio dalle esondazioni dei fiumi. A Malecagna e Pantano, dove si contano almeno quaranta famiglie evacuate, e dove insieme agli alluvionati si sono messi all’opera armati di scope, pale e carriole anche numerosi volontari. Il quadro è desolante. Lungo le pareti esterne delle abitazioni, all’altezza dei piani seminterrati o dei piani terra, è ben visibile il livello raggiunto dal fango. Così come ben visibili sono anche i cumuli di mobili, elettrodomestici e oggettistica varia, che le infami bombe d’acqua della scorsa settimana hanno inesorabilmente trasformato in rifiuti. Molte piante sono state spezzate come se fossero ramoscelli. I campi in mezzo ai quali spuntano le case danneggiate sono diventati dei veri e propri laghetti, invasi di acqua e fango al punto da far pensare che nessun intervento artificiale preventivo sarebbe stato sufficiente per evitare il disastro.

 

alluvione benevento

 

ALLUVIONE BENEVENTO, RICHIESTE DI AIUTO –

Colpa dell’uomo o della natura, dunque? Era possibile evitare o limitare i danni? Lo diranno gli esperti più in là, o chi ne avrà voglia. A Benevento non sono certamente questi ora gli interrogativi da porre. «Ho perso macchine, furgoni, attrezzature, roba che avevo in deposito, mobili», dice un abitante di Malecagna al lavoro con altri familiari. Ora è tutto da buttare. Perfino il terreno. «Ho tonnellate di argilla da rimuovere, non lo so come si farà, ci vogliono delle ruspe», spiega. «Ho paura di essere abbandonato. Penso che la cosa importante sia non essere abbandonati». Si tratta delle stesse preoccupazioni che esprime un ragazzo a poche decine di metri di distanza. Anche per la sua famiglia i danni sono stati rilevanti, stimati in 5/600mila euro. «Avevamo – dice – uno studio di geometra e ingegnere. Ormai è distrutto. Anche lo studio di mio zio artista è andato distrutto. Mio nonno aveva una falegnameria. C’erano cinque macchine e due motorini». «Speriamo di avere un risarcimento», conclude. «Chiediamo di non essere abbandonati», afferma invece Barbara, che a Pantano lavora per rimettere in sesto il ristorante della sua famiglia. «Dobbiamo ringraziare il sindaco, Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Croce Rossa, che sono stati qui in questi giorni. Per ripartire abbiamo bisogno delle istituzioni».

 

 

ALLUVIONE BENEVENTO, EMERGENZA IN PROVINCIA –

Un appello che fa anche Claudia, abitante di Molinara, paesino del Fortore, l’area del Beneventano maggiormente colpita lunedì dalla seconda ondata di maltempo. «L’ennesima pioggia di ieri – ha spiegato Claudia – ci ha riportato a cinque giorni fa, vanificando tutto quanto fatto dopo la prima allerta. I canali erano già intasati, si sono riempiti ora di ulteriori massi. Il fango ha riempito ulteriormente le strade e si sono interrotti ancora collegamenti, come tra San Giorgio La Molara, uno dei comuni più estesi della provincia, e Molinara. Nella mia contrada è inagibile uno dei due ponticelli». Nell’area per diversi abitanti è saltato e poi ripristinato il servizio di fornitura idrica (come pure il gas). Ma «ora si sta tamponando l’emergenza». «Il sindaco – ci ha detto Claudia – mi ha parlato di danni per 10 milioni di euro, nonostante non ci siano stati grandi danni alle strutture pubbliche o alla rete viaria principale». Sembra più complicata la situazione a San Giorgio: «In uno dei quartieri a valle è arrivato di tutto. Lì ci sono state molte aziende danneggiate». A soffrire saranno soprattutto quelle agricole: «Mio padre stava coltivando leguminose. Il campo ora è completamente pieno di pietre. Ha dovuto interrompere la coltivazione. Le aziende agricole e zootecniche avranno bisogno di molti anni prima di avere terreni coltivabili come prima». Dunque, la richiesta di mantenere alta l’attenzione: «Chiediamo che ci sia una maggiore attenzione da parte dei media. Non è possibile che abbiamo dovuto attendere la seconda esondazione per vedere i media nazionali. Temo che passata l’allerta ci sarà un abbandono da parte di tutto perché si crederà che il peggio sarà passato. Temiamo tutti invece che il peggio a quel punto dovrà ancora venire. Infatti ora stiamo sottostimando i danni: alla fine saranno di più».

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