Volkswagen, “gli azionisti gli faranno causa per 40 miliardi di euro”

Non sono finiti i guai di Volkswagen dopo lo scoppio del Dieselgate: l’azienda automobilistica tedesca, dopo aver comprato pagine dei giornali in tutti i quotidiani, anche italiani, e dopo aver perso sostanzialmente un quarto del suo valore di mercato in borsa, starebbe per subire una causa dai suoi stessi azionisti. A rivelarlo è il quotidiano inglese Telegraph nella sua edizione domenicale: sarebbe già in azione lo studio legale di Quinn Emanuel, uno dei più noti al mondo per cause di risarcimento milionario nei confronti di grandi società. 

VOLKSWAGEN, “GLI AZIONISTI FARANNO CAUSA PER 40 MILIARDI DI EURO”

Attivato dal fondo Bentham, un’istituzione specializzata proprio in coordinamento di azioni legali di questo genere, l’avvocato Emanuel sta contattando tutti i maggiori azionisti di Volkswagen per ricevere le procure necessarie all’azione di risarcimento che potrebbe arrivare a 40 milioni di euro di richieste. Sul sito della Bentham i dettagli dell’azione legale.

Cercheremo di dimostrare che gli azionisti hanno il diritto ad una compensazione per le perdite causate da Volkswagen, che ha infranto la legge tedesca mancando di informare il mercato per un periodo di tempo imponente, riguardo la presunta pratica di installare e utilizzare “dei dispositivi di abbattimento delle emissioni” in circa 10 milioni di veicoli costruiti e venduti negli Stati Uniti e in altri mercati mondiali.

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La causa, spiega il Telegraph, potrebbe ammontare a quaranta milioni di euro, rendendola “una enorme class action”, anche perché non sono esclusi “ulteriori richiami di autoveicoli e multe per decine di milioni di euro”. Lo studio legale starebbe contattando i principali azionisti di VW, “inclusi fondi sovrani di Qatar e Norvegia” per ricevere le deleghe ad agire. L’azionariato di Volkswagen è composto dalla Porsche per il 50%, poi c’è lo stato della Bassa Sassonia per il 20%, e poi appunto il fondo sovrano del Qatar per il 17% e seguono gli azionisti più piccoli, fra i quali “spicca il fondo sovrano della Norvegia per quasi il 2%”. I danni, dicono gli avvocati, “possono essere calcolati a partire dal 2009, quando VW ha iniziato a inserire i dispositivi nei suoi motori, e gli investitori, se avessero saputo di questi dispositivi, non avrebbero acquistato azioni Volkswagen: ‘Crediamo che non sarà difficile trovare azionisti che si affermino danneggiati da tutto questo'”, dicono dallo studio legale.

Copertina: AnsaFoto

 

 

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