Atac Roma e lo scandalo dei cinque anni di appalti senza gare pubbliche

Atac Roma e quei cinque anni senza gare nella relazione di Raffaele Cantone: il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione ha chiesto alla municipalizzata del Trasporto Pubblico romano chiarimenti in seguito al materiale depositato dall’assessore uscente ai Trasporti, Stefano Esposito: dal 2011 al 2015, il 99% degli affidamenti di Atac sono stati effettuati senza gara, a procedura negoziata. Perché quella che dovrebbe essere un’eccezione si è trasformata sistematicamente in regola?

ATAC ROMA E QUEI CINQUE ANNI SENZA GARE

Ad appurarlo saranno l’Anac di Raffaele Cantone e, se necessario, anche la Procura di Roma, visto che tutto il fascicolo è nelle mani di Giuseppe Pignatone, procuratore Capo di Roma. Carlo Bonini ne parla su Repubblica.

 Ieri mattina, con uno documento di quattro cartelle firmato dal suo presidente Raffaele Cantone, l’Autorità nazionale Anticorruzione ha contestato all’Atac – la municipalizzata dei trasporti – l’affidamento senza gara di oltre il 90 per cento dei 2 miliardi e 200 milioni di appalti chiusi tra il 2011 e il 2015 per forniture, lavori e servizi, invitando l’azienda a giustificare entro i prossimi 30 giorni le ragioni di questa macroscopica anomalia. Per una cifra che è appunto non solo difficile da immaginare. Ma è fuori da ogni prassi di governance di aziende pubbliche, oltre che di buon senso, se si considera che il bilancio annuale dell’intero comune di Roma nel 2015 è stato di 5 miliardi di euro.

Procedure che non cambiano, purtroppo, fra la giunta di Gianni Alemanno e quella di Ignazio Marino.

«Si intende accertare – si legge nel documento dell’Anac – la regolarità nell’utilizzo della procedura negoziata (senza gara, ndr), cui le disposizioni vigenti attribuiscono carattere di eccezionalità imponendo adeguate motivazioni e la corretta applicazione del dettato normativo relativamente all’individuazione dell’importo stimato dell’appalto ed al conseguente legittimo ricorso ad affidamenti in economia». Detto altrimenti, si vuole accertare chi, perché e in forza di quale discrezionalità ha trasformato l’eccezione (l’affidamento senza gara) di per sé antieconomica e per questo possibile solo in nome della “somma urgenza” in regola. E la regola (l’appalto con gara pubblica) in eccezione. Per giunta, nell’assoluta acquiescenza e continuità tra la giunta Alemanno e i due anni di giunta Marino. Perché se è vero che tra il 2011 e il 2013 la percentuale di appalti affidati senza gara da Atac è stata del 99,9 e del 99,3 per cento, con il cambio di maggioranze, gli spostamenti sono stati impercettibili. Nel 2013, 97,7 per cento, nel 2014, 87,5, quest’anno l’84,27.

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Il tutto, va ricordato, è stato possibile grazie al “rompicoglioni sabaudo”, Stefano Esposito, assessore inviato a Roma da Matteo Orfini nelle ultime fasi della giunta di Ignazio Marino; il parlamentare piemontese ha iniziato a chiedere ad Atac documenti, chiarimenti e informazioni.

Quando in estate l’Azienda aveva battuto cassa con il Comune ottenendo 178 milioni per evitare di portare i libri in tribunale e 50 per assicurare l’operatività, si era permesso di cominciare a chiedere carte, spiegazioni sulla governance di un’azienda da 12mila dipendenti con un debito consolidato di oltre mezzo milione di euro. 350 milioni verso i fornitori e 150 verso le banche. Si era permesso di chiedere conto della messe di anonimi su carta intestata dell’Azienda che denunciavano malversazioni, corruttela. E che, ieri, lo stesso Esposito ha consegnato al Procuratore Giuseppe Pignatone perché vadano ad alimentare il materiale istruttorio su cui la Procura della Repubblica sta già lavorando da quasi due anni. E che promette di aprire una nuova Tangentopoli.

“Nessuna azienda al mondo, pubblica o privata, è stata gestita come Atac. Ed è compito della politica scoprire perché questo è accaduto, chi ne è responsabile e in forza di quale inconfessabile scambio. Insomma e senza starci a girare intorno, prevedo che il Pio Albergo Trivulzio di Mario Chiesa tra qualche mese rischierà di apparire rispetto ad Atac un collegio per lattanti”, ha detto l’ex assessore Stefano Esposito; il prossimo appuntamento per Atac è quello dell’udienza del 18 novembre, quando la municipalizzata sarà convenuta in giudizio in solido con il Comune di Roma per un risarcimento da 122 milioni di euro. Soldi che né Atac né il comune hanno.

 

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