Era D’Estate, il film su Falcone e Borsellino in preapertura alla Festa del Cinema di Roma

Era D’estate” è il film di Fiorella Infascelli con Giuseppe Fiorello e Massimo Popolizio, presentato in preapertura della Festa del Cinema di Roma. Una pellicola tremendamente intima racconta il lato più umano dei due giudici siciliani, in un lungometraggio lineare e quasi geometrico.

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Era d’Estate. L’estate del 1985, quando Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vengono trasferiti d’urgenza sull’isola dell’Asinara. L’esercito li preleva in fretta e furia nel giorno del compleanno della figlia di Borsellino per trasportarli, in appena quattro ore, nella foresteria del carcere. I Carabinieri dell’Ucciardone hanno intercettato la minaccia di un attentato contro i due giudici e i loro familiari e Palermo non è più sicura.

Così, a tre mesi dal più grande processo penale della storia, i magistrati vengono confinati con le loro famiglie all’Asinara, isola misteriosa e quinto protagonista del film. I due non hanno con loro le carte del processo e quindi non possono lavorare. «È stato questo dettaglio a farmi venire l’idea del film – conferma la regista – Immaginare Falcone e Borsellino a tre mesi dall’inizio di uno dei più grandi processi del secolo, con l’ordinanza da finire, costretti a non lavorare. Costretti a quell’esilio». Come ci si sente a rimanere con le ali legate quando il tempo sta per scadere e il lavoro da fare è ancora molto? La Infascelli ha avuto il coraggio di riempire, con un mix ben dosato di cronaca e fiction, un vuoto storico di cui solo le famiglie e le guardie carcerarie dell’Asinara erano a conoscenza. «Come avranno reagito? Fuori dal turbinio delle scorte, delle sirene, lontano da Palermo, dove vivevano ormai blindati da anni, loro e le loro famiglie, in quel luogo così diverso… cosa provavano? Quali le loro fantasie? Le angosce? Le emozioni?». È a queste domande che Infascelli ha provato a rispondere girando “Era D’Estate”.

Si vedono due uomini inquieti, in spasmodica attesa dei faldoni con gli atti processuali che tardano ad arrivare. Che sia tutta una montatura per affossare il processo? Per dimostrare ancora una volta che Cosa Nostra non esiste? Falcone e Borsellino sono costretti a non pensare al lavoro, a guardare il mare, a conoscersi meglio, in uno strano contrasto tra l’amore per il mare e quella vacanza forzata.

È proprio il mare che riveste un ruolo di grande importanza in una storia che sa molto di novella verghiana. Un’isola che è sempre uguale e un mare che riflette gli stati d’animo dei personaggi. Personaggi che impariamo a conoscere in una veste diversa. Vediamo Falcone nella veste di marito e Borsellino in quella di padre, vediamo entrambi giocare a battaglia navale e leggere Topolino. Ma anche confidarsi le proprie paure più profonde: «Tu come te lo immagini?» chiede ad un certo punto Falcone, riferendosi alla morte. «Uno scoppio e tanti saluti», risponde Borsellino aggiungendo che «Palermo ingoia tutto e ingoierà anche questo».

«All’inizio mi tremavano i polsi, poi mi sono sentito protetto e confortato dalla sceneggiatura» racconta in conferenza stampa Beppe Fiorello. Ed è vero. La sceneggiatura di Antonio Leotti e della stessa Infascelli è densa e ben studiata e mai si perde in digressioni inutili. Un film che di cronaca racconta poco e niente, lasciandone il compito alla storia e obbligando chi guarda a conoscere già gli eventi. Falcone e Borsellino lasciano l’isola nello stesso modo improvviso in cui erano partiti per tornare a Palermo, diretti verso il destino inesorabile che li colpirà sette anni più tardi.

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