La maledizione dell’opera prima

Gli italiani sono pieni di libri nel cassetto. Ma pochissimi arrivano a pubblicare seriamente

Italiani sono, anche, un popolo di scrittori in cerca della casa editrice con cui pubblicare il loro ‘libro nel cassetto’, ma cosa propongono agli editor di casa nostra?
Quali i generi che vanno di piu’? E soprattutto quante possibilita’ ci sono che ‘uno scrittore sconosciuto’ possa coronare il suo sogno? A spiegarlo, all’Adnkronos, sono gli editor di tre grandi case editrici: Alberto Rollo, direttore letterario Feltrinelli, Michele Rossi, editor narrativa italiana Rizzoli e Giulia Ichino, editor narrativa italiana Mondadori.

IL DIECI PER CENTO – Il panorama editoriale del nostro Paese, negli ultimi anni, ha registrato, nel complesso, un aumento di pubblicazioni di autori italiani. I connazionali, insomma, scrivono di piu’ e l’offerta e’ certamente migliore rispetto al passato. Ma quest’abbondanza di proposte, vagliate dagli editori, crea pero’ un vero e proprio ingorgo. E i romanzi che acquisiscono successo sono davvero pochi. “Negli ultimi 10 anni -dice Alberto Rollo della Feltrinelli- sono aumentate le pubblicazione di autori italiani. Una tendenza, questa, che coinvolge tutto il mercato editoriale e che abbiamo verificato a partire dal biennio 1995-96. Ma su cento libri che si fanno, solo il 7% raccoglie dei risultati interessanti”. Piu’ in generale, sottolinea Rollo, una parte minima dell’esercito di esordienti viene accolto ed ottiene un riscontro positivo: “Se consideriamo il lavoro di tutti gli editori, su cento idee di esordienti se ne pubblicano il 10%”.

LE AMBIZIONI LETTERARIE – A quali filoni narrativi gli aspiranti scrittori affidano le loro ambizioni letterarie? Ad emergere sono alcuni generi ‘forti’ che vanno per la maggiore: su tutti quello fantasy, nelle varie declinazioni. Ma pure il giallo all’italiana, o le storie che svelano sentimenti ed angosce ‘in rosa’. Le donne, in particolare, sembrano essere piu’ propense al racconto intimistico. “Da 6 o sette anni -spiega Rollo- ci provano tutti con il genere giallo. Ma attenzione: forse perche’ c’e’ stato prima il fenomeno Montalban, e poi quello Camilleri, notiamo che l’attenzione e’ rivolta, piuttosto che al crimine in se’, alla figura del commissario: un investigatore che assume delle caratteristiche umanamente molto specifiche. Al posto dell’elemento portante della trama, vince la psicologia dell’investigatore. L’altro aspetto interessante, tipicamente italiano, -evidenzia Rollo- e’ che ciascuno di questi personaggi e’ molto provinciale: in redazione arriva la serie dell’ispettore umbro, dell’ispettore ligure o di quello siciliano”.

LA MONDADORI – Restando ancorati all’ambito delle innumerevoli proposte che invadono le scrivanie delle redazioni italiane, Giulia Ichino, editor narrativa italiana Mondadori, sottolinea che la gente scrive sempre di piu’ su se stessa: “Ci sono infiniti memoir, la gente per lo piu’ scrive di se’. Ed e’ la cosa che va meglio. Ci sono -rimarca Ichino- storie autobiografie di ogni tipo: storie di amori, di malattie, di morte, di droghe, di formazione”. Poi, continua Ichino, “c’e’ il genere storico e quello d’amore e sentimentale. Qui riscontriamo esiti molto imitativi nei confronti dei modelli stranieri del momento. Senza dimenticare il filone futuribile che va dai romanzi apocalittici, sulle sorti di un mondo senza piu’ fonti d’energie, alle vicende con alieni, che per lo piu’ vengono scartate”.

I GENERI – Come scrivono gli italiani? Qual e’ l’effettiva qualita’ dei manoscritti made in Italy? Il dato piu’ vistoso e’ che molti aspiranti autori non hanno sviluppato uno stile autonomo. In altri termini, si fa riferimento a modelli televisivi o cinematografici. “Il problema che si riscontra piu’ spesso -riflette Ichino- e’ che coloro che inviano le proprie opere leggono poco e non hanno alcuna percezione dei modelli cui involontariamente si adeguano”. “Modelli -sottolinea- che non sono piu’ soltanto di altri scrittori, ma spesso sono quelli dei vari tipi di narrazione di cui oggi disponiamo. Ormai la fiction televisiva o cinematografica e’ a tutti gli effetti un tipo di narrativa”. Agli elementi piu’ discutibili fanno da contraltare, pero’, quelli piu’ favorevoli: “Le competenze di scritture degli italiani-spiega Ichino- nel complesso sono migliorate sia come padronanza della lingua comune, sia come diffusione degli elementi di base della narrazione”.

I PAMPHLET – Da non sottovalutare, in questa variegata carrellata di proposte, i pamphlet politici. Un genere che ha avuto nuova linfa con la stagione berlusconiana e che non sembra, ora che il Cavaliere ha lasciato Palazzo Chigi, perdere colpi: Alla Rizzoli di Milano e’ arrivato recentemente un instant book sul nuovo premier Mario Monti. “E’ arrivato da un signore sconosciuto -rivela Michele Rossi editor della narrativa italiana- un pamphlet contro il professore alla guida dell’esecutivo tecnico. Si intitola ‘Monti, l’ultimo comunista’.
Forse l’avra’ scritto un tassista”. Nel recente passato ricorda Rossi, arrivava “una proposta al mese su Berlusconi, Ruby o le orge. E, sempre nell’era berlusconiana, sono arrivati tanti libri sulla televisione: ora arriveranno quelli su Schettino o sui capitani cattivi o buoni”. Gli italiani, d’altra parte, amano raccontarsi e accendono i riflettori sulla vita delle loro famiglie, perno della societa’ tricolore. E’ sempre Rossi a ricordare che “ci sono grandi saghe familiari: storie di famiglie ricche decadute. Oppure vicende di famiglie povere che ce l’hanno fatta. E’ come se -suggerisce- Thomas Mann fosse tornato quasi di moda. Di queste storie alcune ne ho acquisite: in questo momento i grandi quadri delle famiglie italiane interessano. Forse si sta tornando a guardarsi dentro, probabilmente perche’ il mondo di fuori ha perso appeal”. (AdnKronos)

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