Sinodo della Famiglia 2015, “è un nuovo Vatileaks”

Sinodo della Famiglia 2015, “è un nuovo Vatileaks”. Il commento, virgolettato, arriva direttamente dal Cardinale Gehrard Muller, successore di Joseph Ratzinger alla Congregazione per la Dottrina della Fede e uno dei capifila del fronte dei Padri Sinodali conservatori (definì la Chiesa Cattolica “a rischio scisma” se la linea del Sinodo si fosse allontanata dall’insegnamento del Vangelo sulla famiglia): parole nettissime che si riferiscono alla lettera privata, diffusa da Sandro Magister sull’Espresso, che tredici cardinali avrebbero inviato a Papa Francesco all’inizio del Sinodo. Una missiva di cui sia il contenuto che le firme, a più riprese, sono state smentite, messe in discussione, commentate.

SINODO DELLA FAMIGLIA 2015, “E’ UN NUOVO VATILEAKS”

“Ermeneutica della cospirazione”: Papa Francesco aveva usato queste parole prendendo la parola direttamente nell’Aula grande del Sinodo della Famiglia, un atto già di per sé molto inusuale, e che era suonato abbastanza misterioso agli addetti ai lavori: aveva invitato i Padri Sinodali a non cedere all’interpretazione “cospirazionista” del Sinodo, che aveva definito “perdente dal punto di vista sociologico e inefficace da quello spirituale”. Non si capiva a cosa il Santo Padre si riferisse, fino alla divulgazione, ieri, del testo della lettera che sarebbe stata firmata dagli esponenti del fronte più conservatore del Sinodo.

+ Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, Italia, teologo, già primo presidente del Pontificio istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia; + Thomas C. Collins, arcivescovo di Toronto, Canada;  + Timothy M. Dolan, arcivescovo di New York, Stati Uniti;+ Willem J. Eijk, arcivescovo di Utrecht, Olanda;+ Gerhard L. Müller, già vescovo di Ratisbona, Germania, dal 2012 prefetto della congregazione per la dottrina della fede; + Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, Sudafrica, presidente delegato del sinodo in corso come già della precedente sessione dell’ottobre 2014; + George Pell, arcivescovo emerito di Sydney, Australia, dal 2014 prefetto in Vaticano della segreteria per l’economia; + Robert Sarah, già arcivescovo di Konakry, Guinea, dal 2014 prefetto della congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti; + Jorge L. Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, Venezuela.

Una lettera che attacca frontalmente l’organizzazione del Sinodo 2015, paventando l’ipotesi che l’assise possa essere sostanzialmente manovrato dalle mani papali: sotto accusa le nuove procedure sinodali e il mancato coinvolgimento dei Vescovi nell’elezione della commissione relatrice finale.

Il documento preparatorio del sinodo, l'”Instrumentum laboris”, che pure ha degli spunti ammirevoli, ha anche sezioni che trarrebbero vantaggio da una sostanziale riflessione e rielaborazione. Le nuove procedure che guidano il sinodo sembrano assicurare un’influenza eccessiva sulle deliberazioni del sinodo e sul documento sinodale finale. (…) Inoltre, la mancanza di una partecipazione dai padri sinodali alla composizione della commissione di redazione ha creato un notevole disagio. I suoi membri sono stati nominati, non eletti, senza consultazione. Allo stesso modo, chiunque farà parte della redazione di qualsiasi testo a livello dei circoli minori dovrebbe essere eletto, non nominato. A loro volta, questi fatti hanno creato il timore che le nuove procedure non siano aderenti al tradizionale spirito e finalità di un sinodo. Non si capisce perché questi cambiamenti procedurali siano necessari. A un certo numero di padri il nuovo processo sembra configurato per facilitare dei risultati predeterminati su importanti questioni controverse.

La critica, lo si capisce facilmente leggendo le parole della missiva, è sull’intera organizzazione dell’asssemblea. Il Papa avrebbe posto le condizioni per pilotare l’esito del Sinodo.

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Il testo della missiva è stato pubblicato dall’Espresso, che oramai sembra essersi specializzato in sgarbi alla Sala Stampa Vaticana dopo il caso della violazione dell’embargo dell’enciclica “Laudato Sì” che costò ai vaticanisti della Repubblica l’esclusione dall’aereo stampa per la visita apostolica nelle Americhe. Da quel momento, fra i padri sinodali e nei lavori del Sinodo, sembra essersi diffuso un certo sconcerto, se non altro per i modi della rivelazione del testo della lettera, che è stato più volte messo in discussione (Padre Federico Lombardi, dalla Sala Stampa Vaticana, ne ha contestato la veridicità: “Non credete a tutto, informatevi prima di pubblicare) e per alcune delle firme, che sono state smentite.

Lo scandalo è rendere pubblica una lettera privata del Papa. E’ un nuovo Vatileaks: i documenti privati del Papa sono una proprietà privata del Papa, e di nessun altro. Nessuno può pubblicarla, e non so proprio come questo possa accadere.

Così il Cardinale Muller; +Peter Erdò (relatore generale del Sinodo), +André Vingt-Trois (da Parigi), +Mauro Piacenza e +Angelo Scola hanno smentito di aver firmato la lettera. +Wilfried Napier ha confermato di aver firmato una qualche lettera, ma ha detto che “il testo era diverso da quello pubblicato da Magister”, mentre +George Pell, un altro presunto firmatario, ha detto che “la lettera al Papa era privata e tale dovrebbe rimanere”, e inoltre c’erano errori “sia nel contenuto che nella lista dei firmatari”. Oggi ha smentito anche +Norberto Carrera, cardinale di Città del Messico.

C’è anche chi sta cercando di buttare acqua sul fuoco in altro modo: è il caso di +Donald Wuerl, cardinale di Washington, che ha detto di aver vissuto “un Sinodo mai così aperto come quello del 2014”, e di non aspettarsi nulla di diverso da quello del 2015; anche perché, ha aggiunto, “è impossibile manipolare il Sinodo. Come si fa? Bisognerebbe manipolare tutte le discussioni, contemporaneamente, nei 13 circoli minori, e non riesco proprio a bermi l’idea che si possa programmare alcunché”. Da dire che Wuerl è proprio nella commissione che redigerà il testo finale del Sinodo sulla base delle osservazioni dei padri sinodali, commissione nominata direttamente dal Papa; Christopher Lamb che scrive sul Tablet, inglese, sostiene che sì, il Sinodo si può pilotare, che i Sinodi di solito vengono pilotati e che lo sono stati, negli scorsi anni, proprio dai conservatori.

Per molti anni i sinodi dei vescovi erano visti come poco più che chiacchierate. La Curia romana si assicurava che certe questioni fossero discusse e determinava la conclusione del processo. Le accuse di manipolazione ora arrivano da un gruppo di cardinali conservatori che hanno scritto al Papa lamentandosi che il processo venga spostato in una direzione più progressista. Di cosa si lamentano? Essenzialmente, del fatto che stanno perdendo l’influenza che per lungo tempo sono stati abituati ad avere.

Il Sinodo continua.

Copertina: AnsaFoto

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