“Notti di sesso con un prete a Villa Borghese. Tutti i carmelitani sapevano”. Confessioni di un gigolò

12/10/2015 di Boris Sollazzo

Santa Teresa D’Avila. Un senza fissa dimora da sempre tiene banco davanti a un gruppo di cronisti. E’ Fabrizio Peronaci, sul Corriere della Sera, a raccontare come un gigolò da sempre aiutato dalla parrocchia, vuoti il sacco sulle sue frequentazioni proibite. Tra i giornalisti presenti, anche un reporter del Times, alla scoperta di un mondo di “marchettari” che non immaginava.

 

E allora si scopre subito che il maturo gigolò si vedeva con assiduità con un alto esponente della Curia.

L’ho conosciuto nel 2005 a Villa Borghese, mi offrì una sigaretta. Era lui, il superiore dei carmelitani… Poi un giorno, a un funerale, l’ho riconosciuto mentre si vestiva in sacrestia. Padre Alessandro mi chiese: “Lo conosci?”. Saltai su: “Azz.. se lo conosco!”. L’avevo visto due ore prima, in un sottopasso qui dietro, per un rapporto ma senza ricevere soldi… Non sapevo che era un prete

Rivela di aver deposto al vicariato da Di Tora (vescovo del settore Nord) e dal cardinal Vallini. E di essere pronto a firmarla, ora.

La relazione durò più di un anno, l’ho conosciuto abbastanza…. Lui usa il popps (il popper, definita la droga dei gay perché tra gli effetti ha l’allargamento dello sfintere – ndr), una sostanza che metti nel naso, non è cocaina, la vendono in Francia, dove è legale.

Gli incontri avvenivano in uno dei luoghi più famosi di Roma, spesso teatro di amori clandestini.

Solo a Villa Borghese, in posti chiusi no. E tutti sapevano! Don Agostino, il vecchio parroco, sapeva. A padre Gabriele l’ho detto confessionale e mi ha risposto che voleva tenersi fuori… Lo sapeva pure don Giuseppe, il parroco di San Nicola e Via dei Prefetti. […]. Ci sono voluti 10 anni per far venire a galla la storia. Ma adesso non fate di una parrocchia un fascio. […] Ho cercato di andare alla Curia per sistemare la faccenda, però hanno sempre tappato tutto, la colpa è anche loro.

E alla fine, su un’aggressione del 2006, butta una luce inquietante, con un’allusione neanche tanto valutata.

Mi attaccarono 5-6 persone. Mi hanno spruzzato una cosa negli occhi e massacrato di botte. Ho perso l’occhio, mi hanno spaccato la mandibola. Il prete, lui, l’avevo visto un’ora prima in zona. Non so altro. Ma ora che si è aperta un’inchiesta spero di avere ingiustizia.

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