Fidanzati uccisi a Pordenone, l’indagato cambia versione: “C’ero, ma non sono stato io”

Piccola svolta nel giallo del duplice omicidio di Pordenone, in cui sono morti il soldato Trifone e la fidanzata Teresa. Il commilitone Giosuè, unico indagato, avrebbe infatti cambiato la sua versione sulla notte dei fatti. Ne parla il Corriere della Sera

PORDENONE, IL CAMBIO DI VERSIONE

Ecco la cronaca

Si indaga l’intreccio di rapporti fra Giosuè, Trifone, Teresa e la fidanzata di Giosuè, rimasta però in Campania. Si esplorano tutte le possibilità: il caporale si era forse invaghito di Teresa? O c’è dell’altro alla base dell’odio? E se anche fosse solo una questione di sentimenti, possibile che sia arrivato a tanto […] Giosuè usciva con i fidanzati, talvolta lui scriveva a lei.

Giosué si è sempre difeso ma sono più d’uno gli indizi che sembrerebbero incastrarlo

Diversi gli indizi: la sua macchina intercettata da almeno due telecamere vicino al luogo del delitto, proprio a quell’ora, in una delle possibili vie di fuga, mentre lui aveva detto di essere rimasto a casa; un «buco» di sette minuti fra un passaggio e l’altro sotto le due telecamere, spiegabile solo con una sosta; il ritrovamento della pistola del delitto nel laghetto al quale si accede proprio da un cancello che si trova fra le due telecamere.

Ed ecco il cambio di versione. Giosué infatti dice che

Non è vero che è sempre rimasto a casa, che andò al palasport quella sera, che però non è mai entrato perché non trovava parcheggio e che allora decise di andare a correre fermando la macchina poco più in là. Ma che faceva freddo e rientrò dopo cinque minuti e che dunque la sosta si spiegherebbe così. Tutte cose che non aveva mai detto prima di settembre. Perché? «Per paura di compromettere il concorso alla Guardia di Finanza».

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