Salvini “avvisa” Berlusconi: pronto il listone a trazione leghista

Il listone a trazione lùmbard è già in cantiere da mesi. Ora per Matteo Salvini è tempo di lanciare il suo “predellino”. Sarà l’8 novembre, per la tappa finale a Bologna della serrata leghista anti-Renzi, la data scelta per la nascita del partito unico in salsa leghista. Lo impone l’Italicum, con quel premio alla lista che Renzi non vuole modificare, respingendo le pressioni di Fi, Ncd non solo, almeno per ora. Ma nella mente del segretario del Carroccio, però, la mossa è soprattutto strategica. Necessaria per continuare l’Opa sul centrodestra. E per l’ultimatum al Cav. Berlusconi? Decida cosa fare. Dentro o fuori, è il ragionamento fatto dalle parti di via Bellerio. Ma, con i rapporti di forza stravolti, sarà ora la Lega a dettare le condizioni, sono convinti in casa leghista.

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SALVINI “AVVISA” BERLUSCONI: PRONTO IL LISTONE UNICO LEGHISTA –

Un avvertimento diretto ad Arcore, in attesa del vertice tra Salvini e Berlusconi per tentare un accordo sui nomi dei candidati per le amministrative 2016. A partire dalla sfida di Milano, dove i rifiuti del giornalista Paolo Del Debbio lasciano il centrodestra ancora nel buio, di fronte alla penuria di nomi spendibili. In attesa di risolvere il rebus di alleanze e candidature, però, Salvini gioca d’anticipo. E guarda oltre per stanare il Cav. Fu proprio Berlusconi, il 18 novembre 2007, a spiazzare i vecchi alleati (l’An di Fini su tutti) e chi sperava di mettere in discussione le strategie del vecchio padre padrone del centrodestra, con l’annuncio della nascita del Popolo della Libertà. Fu una svolta. Ora è Salvini a puntare al bis, in salsa leghista. L’obiettivo? Fagocitare quel che resta di Forza Italia, costringendola a decidere il suo destino. Ma soprattutto provare a prendersi il suo elettorato.

La nuova creatura unirà intanto la Lega Nord e Noi con Salvini. Alle ultime Regionali le “fortune” della lista filoleghista erano state alterne. Ma per le ambizioni salviniane cercare di sfondare al Mezzogiorno resta l’unica via per provare a mettere pressione al Pd renziano. Perché per il “sogno lùmbard” di Palazzo Chigi non può bastare il Carroccio targato nordista. Certo, la svolta di Salvini non è del tutto apprezzata al proprio interno. Ma non c’è nessuno in grado di sfidare quel segretario che ha fatto risorgere il Carroccio, spingendolo dai minimi storici al 15-16% circa. Basta pensare all’affaire Tosi, con il sindaco di Verona fuori dal partito e ridotto alla marginalità. Sarà però il congresso federale nella primavera 2016 ad avere l’ultima parola.

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IL COMPLEANNO AMARO DEL CAV –

Nell’attesa di incontrare l’ “altro Matteo”, in casa azzurra per Berlusconi i tormenti non mancano. Resterà in famiglia per festeggiare i i 79 anni, poi da mercoledì sarà costretto a tornare a Roma per provare a frenare la fuga dentro Forza Italia. Perché Verdini continua a sfilare al Cav la truppa parlamentare azzurra, portando nuovi senatori alla corte di Renzi. E una fronda del partito mal digerisce il no al disegno di legge Boschi. Non è un caso che sia il capogruppo a Palazzo Madama Paolo Romani che i vertici rimasti fedeli hanno pregato il Cav di essere più presente. Da mesi ormai l’ex premier non ha più voglia di affrontare le beghe interne. Ma, seppur controvoglia, servirà un suo intervento diretto per frenare la diaspora. Altrimenti il segnale sarà quello del “liberi tutti”. Anche per gli ultimi peones. 

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