Riforme, capigruppo: voto finale in Senato il 13 ottobre

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dopo la conferenza dei capigruppo a Palazzo Madama è stata decisa la data del voto finale del Senato sul disegno di legge Boschi: il 13 ottobre.

Il Pd spingeva affinché il voto arrivasse già l’8 ottobre, poi la mediazione di Grasso ha permesso alle opposizioni di guadagnare qualche giorno. Intanto Sel, per rispetto della seconda carica dello Stato, ha annunciato la volontà di ritirare gran parte degli emendamenti. Lo stesso potrebbe fare la Lega Nord, dopo che Calderoli ne aveva presentati ben 85 milioni.

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RIFORME, FINOCCHIARO: «NESSUNA DERIVA AUTORITARIA» –

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l’intesa raggiunta nel Partito democratico e tra le forze della maggioranza sul disegno di legge Boschi è stata tradotta nei tre emendamenti firmati dalla senatrice dem Anna Finocchiaro, presidente della commissioni Affari costituzionali di Palazzo Madama. Intervistata da Monica Guerzoni sul Corriere della Sera, Finocchiaro ha rivendicato il risultato e l’intesa al Nazareno: «Conflitto duro, ma ha vinto il partito». Finocchiaro ha spiegato al quotidiano diretto da Fontana come, attraverso le tre modifiche condivise dalla maggioranza, il disegno di legge sia stato migliorato:

«Il più importante è quello sulle funzioni amputate dalla Camera, perché definisce il ruolo del Senato nel nuovo sistema. Ciò che viene fuori è una ridefinizione del ruolo della seconda Camera, delle funzioni e della sua autorevolezza, il che corrisponde alle richieste di tante forze di opposizione».

Il nodo dell’elezione verrà sciolto con il listino?

«Ci siederemo a un tavolo e daremo attuazione all’accordo, con una legge. C’è un patto vero e io mi fido».

La senatrice non ritiene che ci sia il rischio di un premierato di fatto, né di “deriva autoritaria“, come evocato dalle opposizioni:

«All’inizio del percorso l’impostazione della riforma mi pareva debole. Ho lavorato fin dalla prima lettura per definire al meglio le funzioni, anche nella chiave a cui faceva riferimento la minoranza. […]Deriva autoritaria? No, vedo un sistema che assicura una democrazia governante e la tempestività delle decisioni. È un nuovo equilibrio che conserva al Senato competenze legislative importanti e lo fa essere un contrappeso al governo. L’abolizione del bicameralismo perfetto e una legge elettorale maggioritaria stanno nella cultura del Pd già dai tempi dell’Ulivo».

RIFORME, FINOCCHIARO: «CALDEROLI? MI AUGURO RITIRI EMENDAMENTI» –

Di fronte all’ostruzionismo di Calderoli, con gli 85milioni di emendamenti presentati, per Finocchiario c’è il rischio di «ridicolizzare la funzione emendativa». Sullo sfondo c’è l’ipotesi di usare il «canguro», già contestato durante il primo passaggio delle riforme a Palazzo Madama. «Di fronte a un fatto tanto straordinario e paradossale, strumenti regolamentari ce ne possono essere. Ma sono decisioni che Grasso prenderà nella dovuta autonomia», ha spiegato Finocchiaro. Eppure, proprio la decisione della senatrice di non ammettere gli emendamenti all’articolo 2 del ddlBoschi è stato interpretato come un tentativo di mettere pressione alla seconda carica dello Stato. Con il rischio di uno scontro istituzionale nel caso Grasso decidesse diversamente. Ma Finocchiaro si è difende: «Grasso ha ancora molti margini e si trova nelle condizioni migliori per decidere, perché si è realizzato quell’accordo politico che lui ha auspicato per mesi e rispetto al quale si è sempre riservato la decisione». E ancora:

Da parte mia non ci sono state né pressioni, né minacce, ho fatto quel che dovevo e credo di averlo fatto bene».

Grasso concederà voti segreti sull’articolo 1?

«Deciderà autonomamente. Io mi fido di Grasso, mi aspetto buonsenso politico e osservanza del Regolamento. So che anche lui vuole la riforma».

Intanto, c’è chi dice che D’Alema accusi la senatrice di “tradimento”: 

«Con D’Alema non ci parliamo da mesi. La minoranza ha votato un testo, in prima lettura, che non era più il ddl Boschi, ma aveva subito un profondo cambiamento in Commissione. Gli emendamenti sui quali tutto il Pd ora si trova unito coincidono con quel che ho sempre detto da relatrice. Il resto sono chiacchiere, un cicaleccio che non mi interessa». Si aspetta ricompense? «Mai chiesto nulla, mai avuto niente in cambio. Credo in questa riforma».

Teme trappole in Aula? «Ci sono più punti aperti. Io sono stata attenta a costruire un testo che la Camera possa approvare identico, per avere la riforma vigente in tempi ragionevoli. Sapendo che deve passare al vaglio del referendum».

Come è scattato il «maternage» verso la Boschi? «Per una battuta sono diventata la zietta di Maria Elena. È intelligente e preparata. Ho un debole per le giovani donne che emergono nell’azione politica e nell’esercizio del potere. È un fatto di proiezione».

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