La sfida di Stefano Savi davanti alla coppia dell’acido ora a processo

«Voglio guardare in faccia i miei aggressori». Stefano Savi, una delle vittime della coppia dell’acido sfida l’uomo accusato di averlo sfigurato presentandosi al processo per un faccia a faccia in aula. Sfila davanti ad Alexander Boettcher, detenuto, presente in gabbia. Dopo la prima condanna e la tormentata vicenda legata al figlio della coppia Levato-Boettcher affidato a un istituto, ora la giustizia si occupa dell’aggressione a Savi, avvenuta il 2 novembre 2014.

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STEFANO SAVI PROCESSO ALLA COPPIA DELL’ACIDO: LA TESI DELL’ACCUSA

– Per l’accusa, Boettcher e la sua compagna Martina Levato, con il presunto complice Andrea Magnani, avrebbero colpito Savi mentre tornava a casa. Tutta colpa di «uno scambio di persona». L’obiettivo vero sarebbe stato il fotografo Giuliano Carparelli, flirt della Lovato. In aula il pm Marcello Musso, inascoltato, ha esortato i fotografi e gli operatori televisivi a non riprenderlo perché «l’identita’ delle persone offese va tutelata, identità che è stata cancellata dall’acido». A prendere poi la parola, il dirigente della polizia di Milano, Maria José Falcicchia, che ha condotto le indagini. Secondo la dirigente Savi è stato «vittima di un errore di persona, solo perché somigliava fortemente a Carparelli». «Ha avuto la sfortuna di frequentare gli stessi locali per studenti che frequentava anche Carparelli». I due avevano creato «una vera e propria associazione, con tanto di organizzazione, basi logistiche e mezzi economici». In questo contesto, Boettcher era “il regista”, Magnani «un soldato agli ordini del generale», il broker di origini tedesche.

PROCESSO ALLA COPPIA DELL’ACIDO: LA SFIDA DI STEFANO SAVI

-La coppia approderà venerdì in aula con il rito abbreviato. Savi, studente di economia alla Bicocca, dopo la sfigurazione subita ha passato una quindicina di operazioni chirurgiche. Coperto dal cappuccio della sua felpa e un cappellino da baseball è rimasto in aula per pochi minuti. Chi deve ancora deporre in un processo non può infatti ascoltare le dichiarazioni degli altri testimoni. «Si è presentato con grande scioltezza e serenità. Direi che sta benissimo – ha affermato uno dei suoi legali, l’avvocato Stefano Orabona. E’ rimasto seduto, poi, uscendo, è passato accanto alla gabbia dove c’era Boettcher. Dopo che verrà sentito sarà sempre in aula».

(in copertina Alexander Boettcher. Foto ANSA / MATTEO BAZZI)

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