Ghisleri: «Salvini oltre il 15%? Il pieno al Nord o l’accordo al Sud. Ai grillini ha fatto bene la tv»

Matteo Salvini ha portato la sua Lega Nord in termini di consenso ad un «risultato importante», ma per poter salire ancora nei sondaggi ha bisogno ora di «fare il pieno nellle regioni del Nord, con un 35/40% di voti, migliorando la distribuzione dei voti a livello nazionale» o, in alternativa, di «fare accordi territoriali diversi, includendo anche le regioni del Sud». Parla così Alessandra Ghisleri, nota sondaggista a capo dell’istituto demoscopico Euromedia Research, che abbiamo contattato per commentare la fase di stallo del Carroccio, vissuta proprio in un momento di massima allerta sull’immigrazione, una tematica alla quale l’elettorato leghista è sempre stato molto sensibile.

GHISLERI: «ALLA LEGA MANCA UN BUON RETAGGIO AL SUD» –

La scorsa settimana, attraverso il confronto dei sondaggi sulle intenzioni di voto realizzati negli ultimi mesi, abbiamo rilevato come il consenso della Lega Nord, stimato oggi mediamente intorno al 15%, sia puttosto stabile da almeno tre mesi e sia molto in linea anche con i dati di fine febbraio e inizio marzo. «Salvini – è l’analisi di Ghisleri – ha cercato di cambiare messaggio della Lega, cercando di scendere al di sotto del Po, ottenendo anche risultati buoni, come in Emilia Romagna e in Toscana, e sfruttando anche il disfacimento di altri partiti di centrodestra». «La verità è che questo soffito di cristallo che non riesce a sfondare – spiega la direttrice di Euromedia – è dettato anche dall’impossibilità di avere ancora un buon retaggio culturale al Sud, in virtù di un passato (quello di «Roma ladrona» e delle frasi offensive verso i meridionali, nda) che non è poi così lontano». Il giudizio di Ghisleri sulla strategia di Salvini sembra comunque positivo. «Quelli che lo votano non credo lo giudichino aggressivo», ci corregge quando abbiamo provato a definire «aggressiva» la comunicazione del segretario della Lega. «Lui sta facendo una comunicazione che è sua», spiega. «Ha un linguaggio molto semplice e un dialogo diretto con l’elettore».

GHISLERI: «È INUTILE ORA SOMMARE I VOTI DEL CENTRODESTRA» –

Rimane sospesa invece una previsione sul peso delle alleanze. L’Italicum, che attribuisce il premio di maggioranza alla prima lista e non alla prima coalizione, rende obbligata la via che porta alla lista unitaria di centrodestra, quindi ad un’intesa della Lega con Forza Italia. Per la direttrice di Euromedia ogni stima sul consenso che potrebbe ottenere un simbolo elettorale sostenuto insieme dal Carroccio, da Forza Italia e da Fratelli d’Italia è oggi inutile. «La somma algebrica non può mai valere in politica», dice Ghisleri. Sommare ora i voti potenziali dei vari partiti «sarebbe solo un’esercitazione matematica». Per valutare il peso elettorale di una lista unitaria c’è bisogno prima che gli elettori la conoscano, «si dovrebbe conoscere il soggetto politico e come la gente reagisce alla proposta di quel simbolo, ai suoi valori di riferimento, al messaggio che invia».

GHISLERI: «IL M5S SI MUOVE BENE, MA SERVE ANCORA CASALEGGIO» –

Non c’è bisogno di rinviare le vautazioni se si parla invece di Movimento 5 Stelle. «In occasione delle Regionali i vari Di Maio, Di Battista, Taverna ed altri hanno cominciato ad avere spazio in tv non solo nei video in collegamento, ma anche in studio. E sono riusciti a trasmettere un messaggio molto semplice, ad arrivare al cuore degli elettori. Si son fatti conoscere bene. Va inoltre rilevato che hanno ricevuto vento in poppa dagli scandali come Mafia Capitale: la gente li ha percepiti come mosche bianche».
«Hanno bisogno ancora di Grillo e Casaleggio come strateghi ma si stanno muovendo bene. Nel Movimento sono stale selezionate persone che pian piano stanno acquistando autorevolezza». E il Partito Democratico, invece? «Resta primo partito, se non si considera però il partito dell’astensione», dice Ghisleri. «Rispetto a giugno e luglio si sta riportando in una posizione buona: gode della fiducia di un italiano su tre, che non è male se teniamo conto del 40% di persone che non andrebbero a votare. Il Pd rimane il principale punto di riferimento».

(Foto di copertina: Ansa / Fabio Campana)

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