Rosy Bindi choc: «La camorra è nel Dna di Napoli»

«La camorra è un dato costitutivo di questa società, di questa città, di questa regione. Siamo particolarmente preoccupati in questa fase». Ha parlato così ieri a Napoli il presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi al termine di una lunga giornata di audizioni con i vertici della Procura e delle forze dell’ordine per affrontare l’emergenza criminalità nel capoluogo campano. Parole forti. Nette. Che rendono l’idea della gravità della situazione ma anche destinate ad innescare le critiche di chi non accetta l’idea di una parte della città e del suo hinterland feriti dall’attività pervasiva dei clan. I sodalizi criminali controllano quartieri e ne impediscono lo sviluppo, certo. Ma parlare del fenomeno camorristico come se fosse presente nel dna della società, che fortunatamente resta in gran parte sana, non può non infastidire chi vive quotidianamente senza aver nulla da spartire con le attività illecite e, soprattutto, chi si batte per arginare la cultura malavitosa.

 

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Al di là del giudizio sulle parole della Bindi, dopo il vertice di ieri è emerso un quadro chiaro delle reponsabilità di un contrasto inefficace alla camorra degli ultimi tempi. Se è vero che c’è stata nella lotta ai clan una forte azione della magistratura e della polizia giudiziaria, va anche detto che alle manette non è seguito un lavoro delle istituzioni e del mondo della politica. Lo dice a chiare lettere il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo. Scrive Luigi Roano sul Mattino:

Più tecnica l’analisi del Procuratore di Napoli Giovanni Colangelo: «Oggi l’attività di contrasto ad organizzazioni criminali, alle sue possibili evoluzioni quali sono quelle a cui stiamo assistendo, è stata affidata esclusivamente al contrasto giudiziario e di polizia giudiziaria». Colangelo ritorna sul tema della solitudine delle forze dell’ordine e della magistratura, batte il tasto sull’assenza di politiche alternative che difficilmente si potranno concretizzare se l’esecutivo non apre i cordoni della borsa. Per Colangelo «un efficace contrasto può avvenire solo se tutte le forze concorrono, anche quelle delle istituzioni. Ad oggi tutto questo mi sembra che non si sia mai visto». Una denuncia forte e che in qualche modo avalla la richiesta fatti dai parlamentari con quella interrogazione rivolta al premier. Colangelo sulla questione baby criminali ha pochi dubbi: «Le indagini da tempo hanno rilevato un abbassamento dell’età media delle persone coinvolte in fatti criminosi. I vuoti che si sono creati ai vertici delle organizzazioni camorristiche anche in seguito agli arresti sono stati colmati dai minori».

(Foto di copertina: Ansa / Cesare Abbate)

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