«Non perdono la giornalista dello sgambetto. Mio figlio ha pianto per due ore»

«Non perdono la giornalista. E non mi basta che l’abbiano licenziata». Parla così Osama Abdul Mohsen, il papà di Zeid, il bimbo caduto per uno sgambetto di una cameraman mentre fuggiva dalla polizia ungherese, episodio reso celebre da un video che ha fatto il giro del mondo. «Ha fatto cadere  il mio bimbo e lui ha pianto per due ore», ha raccontato l’uomo all’Huffington Post. Il gesto, ha detto, «siamo stati arrestati, così ci hanno preso le impronte digitali in Ungheria». Scrive Paolo G. Brera su Repubblica:

Accanto a Osama e Zeid adesso c’è Muhammad, il figlio 17enne che era partito per primo, otto mesi fa, prendendo il barcone degli scafisti verso le coste italiane, e raggiungendo poi la Germania. Si scattano un selfie sorridendo, ma è l’amarezza la nota di fondo nelle parole di Osama. Petra ha chiesto scusa? Lui non dimentica: «Ha fatto cadere il mio bimbo e lui ha pianto per due ore, non posso perdonarla — dice — e non mi basta che l’abbiano licenziata ». Ora cerca un buon avvocato. Perché la sua partita con il destino non è finita, e il suo sogno non è coronato affatto: «Lo sgambetto che mi ha fatto nel tentativo di fermare me e mio figlio ci ha impedito di sfuggire alla polizia di confine ungherese. Ci ha fatti cadere e siamo stati arrestati, così ci hanno preso le impronte digitali in Ungheria».

E ancora:

«Abbiamo cominciato a correre, mio figlio Zeid correva accanto a me ma a un certo punto un agente di polizia ungherese lo ha sgambettato e lo ha fatto cadere. Quando l’ho visto per terra l’ho preso in braccio e ho continuato a correre, ma dopo dieci metri mi hanno fatto lo sgambetto di nuovo. Non mi sono neanche accorto di chi avessi dietro, non ho capito che era stata quella cameraman bionda».

 

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Il rischio per i profughi è ora quello di dover lasciare la Germania, perché il trattato di Dublino prevede che la richiesta di asilo venga avanzata nel paese in cui si viene identificati. La permanenza di Osama e dei suoi figli nel paese tedesco ora dipende dalla possibilità di Berlino di sospendere l’applicazione del trattato.

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